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Lo Stato chiede i danni agli armatori

Vincenzo Onorato

ROMA – “Non è sufficiente cambiare il logo della Confitarma per auto-qualificarsi difensori dell’italianità e degli italiani; anzi, questa presunzione di italianità diventa grottesca nella Confederazione degli armatori italiani, che tutela e fornisce copertura agli armatori che nella composizione degli equipaggi delle navi che battono la nostra bandiera italiana, continuano a privilegiare in stragrande maggioranza l’imbarco di extracomunitari sottopagati, mentre i nostri connazionali restano a casa disoccupati a fare la fame”.

Ad affermarlo è Vincenzo Onorato secondo il quale “l’ipocrisia di Confitarma è in modo paradossale messa a nudo proprio dalle dichiarazioni del presidente Mattioli, che ripete a ogni occasione il compitino scritto dal suo azionista di riferimento, Manuel Grimaldi. Ovvero proprio da chi, in totale spregio e violazione del decreto Cociancich e quindi di una legge dello Stato che, ribadisco, è a tutti gli effetti vigente, agisce come se questa legge non esistesse perseverando ormai illegalmente nell’utilizzo di personale marittimo extracomunitario”.

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“E chi dovrebbe vigilare – prosegue il presidente del gruppo Onorato Armatori – su questa violazione di legge, gli organi dello Stato, o non sono in grado di farlo o si astengono dal farlo, consentendo agli armatori di continuare a beneficiare, in modo del tutto illegale, di quel quasi totale esonero dal pagamento delle tasse che sarebbe dovuto a chi rispetta le leggi e imbarca solo personale italiano o comunitario”

“Tre giorni orsono – ricorda Onorato – il vice-premier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha affermato: “Se prendi i soldi dello Stato e delocalizzi, li devi ridare con gli interessi, sennò da qui non ti muovi.” Una presa di posizione, quella del vice-premier, che fa chiarezza in modo definitivo: chi delocalizza attività ed ha beneficiato di agevolazioni, se viola i patti e trasferisce la sua attività prima dei dieci anni dalla data di conclusione dell’agevolazione, rischia sanzioni da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto”.

“Basta prese in giro, basta “marchette” pagate a presunti imprenditori che dell’Italia apprezzano solo la capacità di farsi sfruttare. E questo principio deve valere anche per gli armatori italiani, ponendo in essere un meccanismo sanzionatorio e vincoli che condizionino le agevolazioni fiscali ai parametri in tema di utilizzo di marittimi italiani e comunitari che erano alla base della tonnage tax e del registro internazionale”.

In parole semplici – sottolinea Vincenzo Onorato -: “Hai beneficiato delle esenzioni fiscali e previdenziali, non rispettando le norme e sommando ai benefici di legge anche i vantaggi derivanti dallo sfruttamento di manodopera extracomunitaria sottopagata? Ora paghi: il che significa che non solo restituisci tasse e contributi dai quali eri stato esentato, ma che, in virtù delle sanzioni, queste somme possono e devono anche essere doppie o quadruple rispetto all’ammontare dei benefici di cui si è approfittato in modo fraudolento”.

L’analogia con le delocalizzazioni che il vice-premier Di Maio vuole colpire e sanzionare ci sta tutta: gli armatori hanno sede stabile in Italia e navi in giro per il mondo, ma questi stessi armatori “ dimenticano” che la nave, ovunque essa si trovi, è un pezzo di territorio italiano. “Per la nave quindi – sottolinea Onorato – la delocalizzazione non è un fatto geografico ma sociale e occupazionale: riguarda cioè la struttura della composizione dell’equipaggio”. La legge 30 del 1998, nata proprio per garantire la sopravvivenza di una flotta mercantile italiana e per tutelare l’occupazione dei marittimi del nostro Paese, ha garantito agli armatori privilegi unici nel panorama industriale italiano: la quasi totale esenzione fiscale, sgravi contributivi per gli equipaggi etc…”.  Ma troppi armatori furbescamente hanno eluso la legge, e continuano a farlo imbarcando sostanzialmente equipaggi extracomunitari sottopagati”. Con il risultato perverso che oggi i nostri connazionali a casa disoccupati superano quota 60.000 e le esenzioni fiscali si sono trasformate in un regalo a una sola categoria.

“Sono fiducioso – conclude Vincenzo Onorato – che questo Governo, attraverso questo nuovo e giusto decreto, costruisca un argine contro quella che è una cinica operazione di killeraggio sociale e presenti il conto a questi armatori italiani che di italiano hanno solo il nome e che dall’ormai lontano 1998 perseguono impunemente solo i loro interessi. Lo Stato potrebbe recuperare miliardi di euro, i nostri marittimi disoccupati un posto di lavoro che spetta loro per legge. Per entrambi, Stato e marittimi, si tratterebbe di recuperare la dignità alla quale hanno diritto”.

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Pubblicato il
4 Luglio 2018

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