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Calambrone “insabbiato”? la denuncia di Legambiente

Enrico Rossi

LIVORNO – La foce armata dello Scolmatore dell’Arno, subito a nord delle vasche di colmata del porto labronico il Calambrone starebbe già “mangiando” nel giro di pochi mesi decine di metri di arenile. È l’allarmata denuncia di Legambiente e della Confesercenti di Pisa, mobilitate da alcuni gestori degli stabilimenti balneari. Ma  che le cause siano legate al “primo pennello della Darsena Europa” – come da denuncia di Legambiente – è un grosso errore. Perché non solo la Darsena Europa – cioè il futuro nuovo porto containers di Livorno, che per molti è ancora un’Araba Fenice – non esiste ancora nemmeno sul progetto, e quindi non c’è alcun “pennello”: ma perché sull’erosione della costa giocano da anni ed anni fattori complessi che proprio in vista della progettazione della Darsena Europa hanno richiesto studi approfonditi da parte degli istituti di ricerca su richiesta dell’Autorità portuale di sistema. Studi ancora in corso, con tanto di gare di aggiudicazione.

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Il “pennello” di cui parla Legambiente esiste, ma è una delle due dighe che costituiscono il prolungamento a mare della “foce armata” dello scolmatore dell’Arno, Un’opera – è stato ribadito anche di recente sui quotidiani locali – voluta dalla Regione Toscana anche per mettere in sicurezza il territorio pisano in caso di devastanti alluvioni, per far meglio defluire lo scolmatore e il canale dei Navicelli in mare. E per consentire, in futuro, la navigabilità della foce: come chiede il porto di Livorno che vorrebbe “tombare” al più presto il collegamento dello scolmatore alla Darsena Toscana (che insabbia se sue banchine costringendo a continui e costosi dragaggi). La foce navigabile, nei progetti della Regione aprirà tutto il circuito delle acque interne di Pisa, quando anche l’incile nella darsena pisana sarà riattivato e metterà in collegamento il canale dei navicelli all’Arno proprio alle porte di Pisa.

Sono i due “pennelli” della foce dello scolmatore a provocare l’erosione delle spiagge del Calambrone? Fior di specialisti – ricorda la Regione Toscana – hanno studiato il progetto delle due dighe, garantendo anche che non ci sarebbero stati fenomeni “pesanti” di erosione. Tra l’altro i lavori alla foce prevedono il dragaggio di decine di migliaia di metri cubi di sabbia che sarà in parte destinata proprio al ripascimento delle spiagge a nord della foce stessa: quindi anche del Calambrone. C’è infine l’impegno a tenere pulita la foce, perché la navigazione sui Navicelli possa costituire per le darsene pisane uno sbocco definitivo e praticabile con ogni tempo sul mare. Rimane determinante il problema del ponte stradale del Calambrone: se non sarà sostituito da un ponte levatoio – o meglio, da un altro ponte più a monte, che abbia sull’acqua un’altezza pari a quella del viadotto dell’autostrada – la navigabilità della “foce armata” rimarrà una chimera. Ci si sta attivando, finalmente, anche su questo tema, dopo la proposta di Enrico Bonistalli, presidente dell’Asamar e navigato agente marittimo, di fare un ponte tutto nuovo a monte della Toscopetrol. Piano piano, forse cel a faranno.

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Pubblicato il
14 Luglio 2018

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