Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Fase “lose-lose-lose”

Angelo Roma

LIVORNO – Negli ultimi quaranta anni ci sono state più generazioni di navi portacontainer, che in capacità, sono progressivamente aumentate di circa otto volte (da 2.400 a 19.000 TEU). Si definisce nuova generazione, una capacità in eccesso del 25% o più, o una svolta del settore. I cambiamenti importanti sono stati essenzialmente due: l’introduzione delle post-Panamax, e l’inaugurazione della Maersk Triple-E.

Fino al 2007, la crescita della flotta di navi portacontainer mondiale era appena sufficiente a soddisfare la domanda in un compartimento che cresceva regolarmente del 10-11% anno dopo anno.

[hidepost]

Gran parte della crescita delle capacità delle navi è stata abbastanza organica; cantieri navali che hanno trovato modi per ottimizzare lo spazio all’interno di uno scafo di dimensioni simili di una generazione esistente, aumentando la capacità di alcuni punti percentuali in modo incrementale.

Oggi però, lo sviluppo delle dimensioni delle navi portacontainer ha raggiunto un livello che non porta più alcun beneficio agli armatori; mentre le altre parti, interessate alla catena di trasporto (porti e terminals), soffrono le “conseguenze” in termini d’investimenti aggiuntivi o carenze operative (caricatori).

Il settore dei trasporti marittimi di containers, tuttavia, non è apparentemente in grado di sfuggire “da solo” a questa eccessiva spirale di crescita; e sicuramente i grandi porti del Nord Europa dovrebbero concorrere per raggiungere detto risultato.

Allo stato, i limiti di pescaggio e larghezza del canale di Suez, consentono il passaggio di navi fino a 22.000 TEU, ma la sua recente espansione consentirebbe di aumentare le limitazioni di pescaggio addirittura fino a 20 metri, quindi, in teoria, le navi potrebbero crescere in capacità fino a 30.000 TEU (Malaccamax).

In considerazione degli enormi fondi privati ​​e pubblici che si rendono necessarie per costruire ed accogliere navi sempre più grandi, senza alcun beneficio sostenibile per nessuno di tutte le parti coinvolte, varrebbe a mio parere la pena di prevedere l’utilizzo in pratica, con misure di limitazione di dimensione, in termini di fattibilità pratica e politica.

Angelo Roma

[/hidepost]

Pubblicato il
21 Luglio 2018
Ultima modifica
27 Luglio 2018 - ora: 15:33

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio