Taglieggiare sul taglio delle accise
LIVORNO – Eppure, basterebbe guardare con occhio attento le targhe dei Tir che bazzicano i nostri porti, dal nord al sud, per capire che c’è uno squilibrio di fondo nel sistema italiano dei trasporti su gomma. Va bene la “cura del ferro” sulle lunghe distanze – anche se la nostra orografia non è quella di Francia e Germania – va bene il gran fracasso che si sta facendo sulla manutenzione delle infrastrutture viarie. Ma alla fine se i nostri Tir stanno diventando una specie in via d’estinzione rispetto a quelli polacchi, sloveni, olandesi etc, qualche domanda al governo dovrebbero porsela. Come ai governi precedenti.
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Adesso c’è il polverone sui temuti tagli alle accise sul gasolio. Qualche giorno fa mi è capitata in mano una copia del 1975 della rivista satirica “Linus”, diretta da Oreste Del Buono, in cui si toccava con ironia la problematica dei camionisti italiani, in un’allegoria di un paese che andava a ramengo perché i traffici con i barrocci venivano continuamente vessati da gabelle, tasse assurde, taglieggiamenti. Quarantatre anni fa, ci dice niente?
La domanda sorge spontanea, come si diceva una volta: possibile che non si riesca a dare un taglio a vecchie politiche di burocratiche estorsioni di Stato e riordinare un comparto che è la spina dorsale di tutto il nostro sistema? Non c’è da inventare niente, dicono gli esperti davvero esperti, basta copiare gli altri sistemi che funzionano meglio.
E per favore, non stiamo a taglieggiare sui tagli alle accise. Se vogliamo davvero cambiare l’Italia, diamoci un taglio (chiedo scusa per il calembour).
Antonio fulvi
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