Trecento milioni “indiani” per il porto di Piombino

Nella foto: Uno dei rendering del nuovo porto di Piombino.
PIOMBINO – Se ne parla, sia sulla stampa internazionale che tra gli operatori, di una nuova grande opportunità per il porto piombinese e per l’intero “sistema” del Tirreno settentrionale: l’impegno da 300 milioni di euro che gli indiani neo-proprietari delle ex acciaierie Lucchini hanno annunciato per potenziare il porto come punto strategico non solo a favore delle materie prime e delle lavorazioni delle rinate acciaierie, ma anche come Hub europeo per le merci dall’Africa, dal Brasile e dalla Cina. Un progetto ambizioso, che dovrà armonizzarsi con gli impegni già in essere sul porto, ma che potrebbe davvero rappresentare la svolta per uno scalo da troppo tempo in attesa di prendere il volo come merita.
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Secondo Jindal, la divisione Piombino Logistica “ereditata” dagli indiani prevede che a regime le acciaierie sbarcheranno ogni anno quasi 10 milioni di tonnellate di rottame ferroso, preridotti vari e semilavorati: per i quali basteranno circa un terzo delle aree portuali disponibili. Gli altri due terzi, una volta bonificati e resi fruibili, potranno diventare per la logistica, che già esiste “in nuce” con alcune delle attrezzature utili nella Piombino Logistica, compreso un nucleo di personale formato.
Resta da capire quanto il rilancio di Jindal potrà aiutare – con eventuali integrazioni e collaborazioni – gli altri progetti che da tempo insistono sulle aree del porto, da quelle di General Electric e quelle della joint venture e tra Neri e Cantieri San Giorgio del porto per le demolizioni, le riparazioni e gli eventuali interventi navali, che per qualcuno prevedevano (o ancora prevedono) addirittura la costruzione di un bacino di carenaggio galleggiante utilizzando i cassoni (sponsons) dell’operazione Costa Concordia, trasferiti da Genova a Piombino già da svariato tempo.
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