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Burocrazia e crisi sulle opere

ROMA – Grandi imprese di costruzione in crisi, e l’Italia vede congelati investimenti in lavoro di almeno 10 miliardi di euro. È la stima che circola in questi giorni da un conteggio apparso sui media finanziari che parlano di blocco dei lavori per il nodo Alta velocità di Firenze, quello ferroviario di Genova, la M4 di Milano, il metrò C di Roma la “città della Salute” di Milano, la superstrada siciliana Agrigento-Caltanissetta ed altri progetti minori. La burocrazia da parte sua sta bloccando (secondo Ance) la gronda di Genova, la terza corsia A11 della Fi-Pi-Li, la tav di Brescia-Verona e centinaia di opere minori.

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Tra le grandi opere rimaste al palo da decenni – e quindi non solo per la burocrazia d’oggi – c’è anche il completamento dell’autostrada tra Cecina e Civitavecchia. Parlarne ancora oggi, dopo mezzo secolo di tentativi, fa vergogna. Basterà ricordare che quando era ministro dei lavori pubblici il livornese Altero Matteoli, si era promesso che l’autostrada sarebbe stata completata entro il 2010: e fu varata la prima tranche, quella appunto che va da Rosignano a Cecina e che è diventata uno scandalo per il costo e per l’essere un assurdo. La viabilità da dopo Cecina fino a Grosseto è rimasta poco più di una strada provinciale, e la sua pericolosità è stata confermata da centinaia di incidenti, in uno dei quali ha perso la vita lo stesso ex ministro Matteoli.

Oggi il presidente della Regione Toscana è tornato a battere la grancassa sulla necessità del completamento dell’autostrada, forse dimenticando che una buona parte degli ostacoli è venuta proprio dalla sua parte politica. Ma non è certo questo il momento di fare delle polemiche di tessera. Il problema è che il blocco delle grandi opere sembra ancora in atto. E la logistica, come si sa, senza le grandi opere rimane monca.

A.F.

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Pubblicato il
2 Febbraio 2019

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