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La difficile arte del comando dai militari al mondo femminile

Nella foto (da sx): Ribuffo, Dall’Osso, Bicciocchi, Giani Pollastrini, Giani, Gribaudi.

LIVORNO – Leadership, o arte del comando. Per chi è destinato a compiti manageriali, avere questa caratteristica è determinante ai fini del risultato che deve conseguire. Comandare una squadra, che si senta davvero tale e raggiunga gli obiettivi, è un’arte che si può accrescere, ma sicuramente non è un percorso facile. A parlarne nel convegno del Propeller Club livornese, invitati dalla presidente Maria Gloria Giani Pollastrini, sono stati esponenti del mondo militare, imprenditoriale ed accademico.

Per l’ambito militare l’ammiraglio Pierpaolo Ribuffo, comandante dell’Accademia Navale di Livorno, aprendo i lavori ha elencato le qualità che devono essere sviluppate per essere un buon leader: la generosità, intesa come “saper dare” ovvero il prendere a cuore le situazioni degli altri negli aspetti più importanti quali salute sicurezza e benessere, l’autorevolezza, che non può prescindere da una adeguata preparazione, il coraggio morale, quale capacità di contrapporsi in modo costruttivo anche ai propri superiori per essere d’ausilio al progresso dell’impresa, e, non ultime, la capacità nel saper scegliere collaboratori forniti di spirito critico insieme a quella del saper giudicare per far emergere dal gruppo chi davvero merita.

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Relatrici del convegno, molto partecipato anche sotto il profilo delle interazioni, esponenti femminili che si sono distinte per le loro carriere professionali: Mariacristina Gribaudi (Ad Keyline e presidente Fondazione Musei Civici di Venezia), Gina Giani (AD e direttore generale Toscana Aeroporti SpA), Liliana Dell’Osso (professore ordinario di Psichiatria e direttore della clinica psichiatrica e della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università di Pisa) e la stessa presidente del Club Giani Pollastrini, imprenditrice della Shipping Agency di famiglia “Pilade Giani”. Ha moderato il dibattito Cristina Bicciocchi, editore e responsabile di Profilo Donna, magazine nato nel 1990 come progetto culturale per promuovere le pari opportunità che nel prossimo luglio festeggerà trenta anni di pubblicazioni nella prestigiosa sede dell’Accademia Militare di Modena. Se l’autorevolezza non si impone ma si ottiene con i fatti ed è il frutto di un impegno costante irto di difficoltà, la sfida è ancora più difficile per le donne che devono saper coniugare più ruoli. E per dimostrare che comunque volere è potere, la presidente Giani ha voluto riunire nella tavola rotonda le significative testimonianze delle tre relatrici, donne al vertice di importanti realtà. Le loro diverse esperienze hanno parlato di impegno nell’identificare il giusto ruolo di ogni componente della squadra per valorizzarlo ed accrescere l’efficacia del gruppo, di ricerca di team misti (i migliori), di peculiarità femminili quali le maggiori capacità di adattamento e di reazione alle avversità, ma anche dell’antica difficoltà del “fare squadra” tra donne. E’ su questo punto che ancora c’è molto da lavorare, è stato detto a conferma anche di quanto da anni riportano le ricerche in questo campo.

Essere un buon leader comporta un grande e continuativo impegno perché “nulla è gratis, nulla è scontato, non ci sono scorciatoie e si deve saper gestire la solitudine del comando” (Giani). Occorre “lavorare sulla crescita dell’autostima, che deve passare dalla valorizzazione da parte della famiglia di origine, e sulla crescita di uno spirito di “sorellanza” (Gribaudi). Ma ancora “siamo molto lontane dalle pari opportunità in campo lavorativo, in alcuni ambiti in particolare, come ad esempio quello universitario, dove le donne sono incredibilmente penalizzate” (Dall’Osso). E’ forse nel saper fare vera squadra fra donne il giusto percorso per cambiare lo stato delle cose con l’obiettivo, sacrosanto, di poter competere alla pari? Forse, ed a quel punto spazio al/alla migliore, a vantaggio di tutti.

C.G.

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Pubblicato il
16 Marzo 2019

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