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La nidificazione delle tartarughe marine e l’urgenza di un coordinamento sui dati

Nella foto: L’ammiraglio Tarzia e il dottor Ventrella durante l’incontro all’acquario di Livorno.

LIVORNO – Non ci sono sempre cattive notizie nel mondo ambientalista. Cos’anche dal convegno che si è tenuto nei giorni scorsi all’Acquario livornese sul progetto sostenuto dalla Regione Toscana: “Chi trova un nido trova un tesoro”. Si è parlato della nidificazione della tartaruga marina Caretta Caretta, che torna a verificarsi anche sulle spiagge toscane, con una specie di record trattandosi dei “nidi” più settentrionali delle coste italiane. Per la Regione l’architetto Sergio Ventrella ha introdotto il dibattito che si è sviluppato poi anche con interventi delle associazioni ambientaliste e degli esperti.

Nell’ambito del convegno, è stata presentata anche la mappa della costa toscana con la suddivisione della “ricerca” dei nidi tra le varie associazioni ambientaliste, tutte impegnate a raccogliere dati e a proteggere le nidificazioni in modo da consentire la nascita e la migrazione in mare dei tartarughini. Da ricordare che le nidificazioni avvengono tra maggio e settembre e l’incubazione dura generalmente 60 giorni.

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Tartarughe, ma non solo. Si è parlato anche della protezione dei cetacei più o meno stanziali nelle nostre acque, con i vari progetti di avvistamento e di tutela. Significativa in particolare l’attività della Guardia Costiera. E più che significativa la relazione del direttore marittimo della Toscana, contrammiraglio (Cp) Giuseppe Tarzia, che pur plaudendo alle tante iniziative volontaristiche ha anche ricordato che è indispensabile fornire i dati al centro di coordinamento delle Capitanerie per evitare una confusione finale relativa agli effettivi avvistamenti specie per specie.

L’ammiraglio ha ricordato che la direzione marittima di Livorno ha giurisdizione sui 563 chilometri di costa della Regione Toscana, isole comprese. A questi, corrisponde un’estensione a mare di circa 10.000 miglia nautiche, che costituiscono il cuore del “Santuario per i mammiferi marini del Mediterraneo”, area marina protetta internazionale, istituita a seguito dell’accordo italo-franco-monegasco del 1999, il cosiddetto “Pelagos”, ratificato dall’Italia con la Legge 11 ottobre 2001, n. 391.

La zona è interessata da un’elevata incidenza di avvenimenti che hanno per protagonisti i cetacei o le tartarughe marine.

Spesso si tratta di spiaggiamenti di esemplari morti o feriti. Ma, negli ultimi anni – ha ricordato – non sono mancati gli eventi lieti, ovvero le nascite, con i noti casi di nidificazione della specie “caretta caretta”. Al riguardo, il 2018 ha addirittura visto il lido di Castiglioncello registrarsi come la località più settentrionale del nostro Paese ad essere divenuta la “culla” di un tale eccezionale evento.   A tutto ciò, fa fronte un efficiente meccanismo operativo, nell’ambito del quale le Capitanerie di porto costituiscono uno degli ingranaggi fondamentali. Il numero blu 1530 per le emergenze in mare, anche in questi casi svolge la funzione di terminale telefonico della rete toscana di emergenza per gli avvistamenti, gli spiaggiamenti e i recuperi di cetacei e di tartarughe marine.

Alla ricezione di una segnalazione, gli operatori danno corso, a seconda della tipologia di evento, alla corrispondente procedura standardizzata, che consente una risposta immediata e calibrata, in base alle esigenze specifiche, con il coinvolgimento di tutti i soggetti deputati a intervenire: le Autorità sanitarie, quelle scientifiche, l’Osservatorio Toscano per la Biodiversità e l’ARPAT – suo braccio operativo -, l’Amministrazione comunale competente per territorio e gli istituti di ricerca.

Di notevole interesse è inoltre l’attività di raccolta delle informazioni utili ai fini statistici – ha sottolineato l’ammiraglio – che vanno ad alimentare il database unico e ufficiale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, attraverso il portale OCEAM, acronimo che identifica l’“Osservatorio delle Capitanerie di porto per l’Elaborazione dei Dati Ambientali Marini”. È prevista un’apposita scheda, denominata “specie marina protetta”, da compilare appunto al verificarsi di avvistamenti o rinvenimenti di animali marini, appartenenti a specie protette.

La piattaforma OCEAM, di carattere istituzionale e permanente, rappresenta lo strumento naturale, più adeguato ed attendibile, per disporre di informazioni aggregate – puntuali, omogenee ed affidabili – inerenti la distribuzione della presenza di cetacei e tartarughe marine nelle acque e lungo le coste nazionali.

Ma, affinché il sistema possa essere davvero efficace – ha detto ancora Tarzia – deve effettivamente giungere alla Guardia Costiera ogni pertinente comunicazione al riguardo. Di recente, nel corso dei lavori di un seminario formativo relativo ad un progetto internazionale per la salvaguardia del delfino tursiope, si è appreso che un’associazione attiva nel campo della ricerca sui cetacei ha sviluppato un’applicazione on-line per segnalare l’avvistamento di mammiferi marini, la quale, a sua volta, è interfacciata con una piattaforma ideata e implementata nell’ambito di un progetto di cooperazione transfrontaliera italo-francese, per l’aggregazione e l’analisi dei dati sui cetacei. E non è un caso isolato. Una progressiva dispersione delle informazioni rischia però di produrre effetti deleteri sui rilevanti interessi pubblici alla cui tutela, in definitiva, è preordinata la raccolta di quelle notizie.

Assume rilievo pertanto il coinvolgimento del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di porto nell’ambito del progetto comunitario “SICOMAR PLUS”, il cui capofila è la Regione Toscana.  In tale contesto, la Guardia Costiera è impegnata nella realizzazione di un modulo software per l’acquisizione della presenza di cetacei e la successiva trasmissione della loro posizione ai naviganti. Il tutto attraverso un apposito servizio della rete AIS nazionale (che sfrutta la radiopropagazione nella banda VHF marina), espletato secondo le pertinenti linee guida dell’Organizzazione Internazionale Marittima.  Lo scopo è anche quello di diminuire il rischio di collisioni, a vantaggio tanto dei mammiferi marini quanto delle navi.

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Pubblicato il
13 Aprile 2019

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