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Rischi ambientali e società sul riscaldamento globale

Fabrizio Zerbini

TRIESTE – Si è tenuta la periodica conviviale del Propeller Club che ha ospitato l’incontro dal titolo “Cambiamenti climatici a livello globale e sul territorio, conseguenze e strategie d’intervento”.

Tra i relatori, Maria Cristina Pedicchio, presidente dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS) ha da subito attirato l’attenzione sulla relazione tra rischi ambientali e rischi sociali e sulla necessità di comportamenti con i quali ognuno di noi può dare il proprio contributo per il miglioramento della situazione. Nell’introdurre la parte generale della discussione, la professoressa Pedicchio ha evidenziato anche l’importanza del mare nei processi di riscaldamento globale e come focus essenziale per le ricerche.

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Da parte sua, Fabio Scoccimarro, assessore regionale all’Ambiente del Friuli Venezia Giulia, ha presentato uno studio dell’Agenzia ambientale della Regione in merito alla situazione locale, ricordando che i cambiamenti climatici non hanno confini e che sono necessari accordi politici per interventi efficaci.

Le ultime due relazioni sono state svolte da Florance Colleoni, ricercatrice dell’OGS, e Paola Del Negro, direttore generale dello stesso OGS.

«Il cambiamento del livello del mare sarà alla base di tutto e l’aumento non è omogeneo ma cambia soprattutto ai Poli» ha spiegato Colleoni, illustrando diversi scenari più o meno drammatici, ma comunque destinati ad apportare modifiche al nostro modo di vivere le città costiere.

Paola Del Negro ha invece centrato la propria relazione su una porzione di territorio limitata, ma enormemente importante per la circolazione delle acque nell’intero Mediterraneo. Si tratta del Golfo di Trieste e della parte più settentrionale del Mare Adriatico. Grazie a dati storici importanti, Trieste e il suo territorio riescono a fornire un’ottima base di partenza per lo studio su alghe, microorganismi, variazioni di temperatura ed altri fattori che stanno alla base della comprensione dei cambiamenti climatici in atto e soprattutto delle loro conseguenze nel tempo.

«La scienza, la conoscenza, la formazione e la condivisione degli obiettivi da raggiungere – ha concluso Fabrizio Zerbini, presidente del Propeller di Trieste – ma soprattutto la volontà di ogni cittadino del mondo possono e devono essere la vera chiave di volta per nuovi stili di vita e comportamenti, verso una maggiore attenzione per la salvaguardia dell’ambiente e dei mari in particolare».

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Pubblicato il
5 Giugno 2019

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