L’Italia in armi sul mare: quasi sottovoce?
LIVORNO – Forse la nostra è l’ipersensibilità di cittadini che ospitano a ben oltre un secolo la nursery della Marina Militare: quell’Accademia Navale che è un pò il simbolo di quell’Italia sul mare dove si preparano gli uomini (e oggi anche le donne” che – come recita la preghiera del marinaio – “nella cadente notte vegliano in armi sul riposo del popolo”. Romanticismo d’altri tempi ? Può darsi. Però ci fanno male lo stesso certi segnali che da qualche tempo riguardano le nostre navi. Due casi: Il “Vespucci”, la nostra bellissima nave scuola, per la prima volta è partita per la crociera estiva degli allievi quasi in clandestinità, senza uno straccio di cerimonia pubblica come sempre è avvenuto. Secondo caso: il varo della futura nuova ammiraglia della Marina, il “Trieste”, avvenuto a fine giugno a Napoli, è stato trattato dai giornali nelle pagine interne, e un alcuni casi con un trafiletto.
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Infine nei giorni scorsi c’è stata una importante riunione internazionale sulla sicurezza marittima (ne abbiamo scritto mercoledì della scorsa settimana) con l’intervento dell’ammiraglio Credendino, bravo ufficiale che si è speso in prima persona anche nell’operazione internazionale Sophia. Eppure, malgrado il rilievo che ha tentato di dare al meeting Confitarma, non è arrivato un intervento, un incoraggiamento, non dico un “grazie”, alla nostra Marina. Che con alcune delle sue componenti (si veda la foto in prima pagina dei nostri incursori) è considerata tra le più preparate al mondo.
Decenni fa, un amaro libro post-bellico dell’ammiraglio Jachino s’intitolava “Tramonto di una grande marina”. Non siamo più una grande marina; ma ci auguriamo che il paese non ci chieda di nasconderci in un nuovo tramonto. È voler troppo?
A.F.
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