LIVORNO – Non so come la pensate voi: ma a me quel mega-vertice sul clima e sulle catastrofi prossimo/venture che derivano dalla nostra civiltà ha dato la sensazione di una fiera dell’ipocrisia. E lasciamo state i commenti sulla piccola Greta, seduta con la sua faccina da vecchia tra i grandi della Terra a recitare una lezione che poteva andar bene tra i giovani, ma ha fatto sogghignare le vecchie volpi al suo fianco. Quella bimba che ha rifiutato di attraversare l’Atlantico in aereo perché inquina, e se l’è fatto su uno yacht (ma non rifiuta l’albergo ad aria condizionata, i taxi e il telefonino: i cui materiali – solo per toccare quest’ultimo – vengono da scavi spesso fatti da bambini schiavi in uno dei più degradati paesi del mondo) muove le masse perché da sempre le masse hanno bisogno di simboli semplici. Ma il clima, il degrado ambientale, il riscaldamento del pianeta, i ghiacciai che si sciolgono e tutti gli altri stereotipi sparati nei giorni scorsi hanno bisogno di ben altro di cartelli e slogan portati in corteo dai bambini. Servono? Forse si, ma sui fatti la vedo dura.
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