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Blue Economy in Confindustria a La Spezia

LA SPEZIA – In Confindustria La Spezia si è parlato di economia del mare, al convegno nazionale “Blue Economy: National Strategic Asset”, promosso da Piccola Industria Confindustria insieme a Confindustria La Spezia e ai Comitati Piccola Industria regionale e locale con la collaborazione tecnica di Scuola Nazionale Trasporti e Logistica.

A livello nazionale, con quasi 200.000 imprese, pari al 3,2% del totale ed oltre 880.000 occupati, pari al 3,5% dell’occupazione complessiva, l’economia del mare rappresenta un motore per tutta la produzione economica, con un valore aggiunto prodotto nell’ultimo anno pari a 45 miliardi di euro (2,9% del totale), con un aumento del 5,9% registrato nell’ultimo quinquennio.

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In questo contesto di sviluppo, esperti ed operatori del settore hanno condiviso riflessioni sulle prospettive e criticità. Ad aprire i lavori, Francesca Cozzani, presidente di Confindustria La Spezia, Fausto Agostini, presidente Comitato Regionale Ligure Piccola Industria Confindustria Liguria e Renato Goretta, presidente Comitato Piccola Industria Confindustria La Spezia.

Alla tavola rotonda di approfondimento sui temi della fiscalità, logistica, crocieristica e sostenibilità: Sara Armella, Fondatrice Studio “Armella & Associati”; Maurizio Da Bove, direttore Scientifico Scuola Nazionale Trasporti e Logistica; Giorgio Bucchioni, presidente Associazione Agenti Marittimi La Spezia; Daniele Testi, direttore marketing e comunicazione Contship Italia – presidente di SoS-Logistica. A moderare, Raoul de Forcade de Il Sole 24 Ore.

A conclusione, l’intervento di Carlo Robiglio, presidente Piccola Industria Confindustria: «L’industria italiana è fortemente impegnata sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Siamo i primi in Europa in termini di economia circolare. Il modello sostenibile è centrale anche nello sviluppo della blue economy. Non è possibile, infatti, immaginare il futuro dell’economia del mare senza pensare a una svolta green del settore. Qui non si tratta solo di un aspetto etico. C’è in gioco la competitività delle nostre imprese che dipende dalla loro capacità di intercettare delle traiettorie di crescita che tengano conto del benessere del nostro pianeta e delle generazioni che lo abiteranno dopo di noi. Guardiamo con interesse alla svolta green del governo e ricordiamo che l’attenzione all’ambiente non dev’essere declinata in chiave ideologica e non significa decrescita ma miglioramento dei processi produttivi in chiave di efficienza e competitività».

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Pubblicato il
5 Ottobre 2019

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