E poi c’è il “mosino” livornese
LIVORNO – Vabbè, non siamo al livello del MOSE di Venezia. Però a guardarci intorno nei nostri porti, non c’è troppo da stare allegri. Perché di incompiute, o di opere di grande importanza “congelate” da anni, ce ne sono a bizzeffe.
Guardando a casa nostra, ovvero nel nostro piccolo, basterà citare il bacino di carenaggio livornese, che è stato – e forse rimane – il secondo o terzo del Mediterraneo.
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Non solo è andato in malora in tutti i principali impianti, non solo hanno dovuto demolire le sue gru quasi mai utilizzate perché minacciavano di crollare, non solo non è mai stata ripescata la complessa (e costosa) barca-porta affondata nella melma per mancanza di manutenzione: ma ancora oggi non si sa come, quando e per quali scopi verrà adibito. Dopo anni ed anni di tira-e-molla sta per concludersi la gara di assegnazione di quel disastro, che ha visto due soli concorrenti, il gruppo Azimut/Benetti e la Jobson Italia di La Spezia. Auguri, davvero.
Antonio Fulvi
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