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Modigliani anche per Befana e domani l’arte a Villa Mimbelli

LIVORNO – La grande retrospettiva Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre rimarrà aperta anche lunedì 6 gennaio, festa dell’Epifania.

La mostra, allestita al Museo della Città (piazza del Luogo Pio), non prevede infatti alcun giorno di chiusura fino al termine dell’esposizione previsto per il prossimo 16 febbraio.

Lunedì 6 gennaio la mostra è visitabile in orario continuato 10-19 mentre nel weekend, ovvero venerdì, sabato e domenica dalle ore 10 alle 23.

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Il prolungamento serale di ogni weekend consente tra l’altro di visitare la ricca esposizione in una atmosfera suggestiva quando si accendono i riflettori sulla struttura del Museo ospitato all’interno dei Bottini dell’Olio nell’antico quartiere de La Venezia. Una struttura che nel suo complesso merita di per sé una visita.

Come noto sono in mostra 133 opere rappresentative della Ecole de Paris: Amedeo Modigliani, di cui si celebra il centenario della morte, rappresentato oltre dai suoi inconfondibili ritratti anche da una collezione di disegni raramente esposti al pubblico; e poi capolavori di Soutine, Utrillo, Derain, Kisling.

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“Modigliani: dalla Livorno di Fattori alle figure della ‘modernità’ nell’Europa prebellica fra Parigi, Monaco, Berlino, Zurigo” è il titolo dell’iniziativa promossa dal Comitato Livornese per la promozione dei valori risorgimentali in programma per domani domenica 5 gennaio (ore 16.30) a Villa Mimbelli (Sala degli Specchi – Museo Civico Giovanni Fattori).

Dedicata ad Amedeo Modigliani, di cui si celebra il centenario della morte, l’iniziativa propone un momento tra narrazione, poesia e musica in costumi storici ottocenteschi che rendono gradevole l’ascolto e aiutano il pubblico a calarsi nel contesto del tempo. Ingresso gratuito.

Nel corso della ricostruzione storico artistica a cura di Pierfernando Giorgetti, domani sarà ricordata la posizione storica di Fattori, maestro di Modigliani, di fronte all’impressionismo, entro un quadro di confronto con la cultura francese e tedesca del secondo Ottocento. Il problema della centralità della “linea” – tanto caro a Modigliani – si rivelerà già presente nell’aspro scontro che opponeva la “macchia” e gli impressionisti ai canoni ufficiali accademici delle Giurie dei vari Salons, le quali, con tutta tranquillità, escludevano dalle mostre immortali capolavori.

La “linea” di Modigliani – nella sua capacità di porsi, anche da sola, come straordinaria forza di captazione dello spazio e di radicalità di espressione delle sue funzioni e dimensioni – si pose come rivoluzionaria antitesi dell’uso ed abuso di una ben altra “linea”, quella che, banalizzando se stessa negli stilemi infinitamente autoripetitivi del “floreale”, dilagava nei moduli estetizzanti dell’Europa tra Ottocento e Novecento. Modigliani, nel nome del disegno, sfidò questa età dello “stile in sé”, che aveva conquistato l’Inghilterra con Aubrey Beardsley, la Francia con Paul Gerardy e la sua rivista “Florèal”, l’Italia con le riviste fiorentine di inizio Novecento, l’Olanda con Van de Velde e, soprattutto, l’Austria con la Vienna dello Jugendstil. La “linea” di Modigliani condusse la sua età a considerare il disegno non più come un’arte di serie B, ma – per usare le parole di De Chirico – come “arte divina” e “scheletro di ogni opera buona”, perché “i nostri maestri, prima di ogni altra cosa, ci insegnarono il disegno”.

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Pubblicato il
8 Gennaio 2020

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