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La catena del freddo a Livorno

LIVORNO – La gestione della catena del freddo è uno degli aspetti più importanti della supply chain agroalimentare. E questo a Livorno lo sanno bene. Al Fruit Logistica 2020 di Berlino la comunità portuale livornese si è presentata al gran completo mettendo a frutto le proprie competenze e, soprattutto, la capacità di sfruttare al meglio le infrastrutture di cui dispone il porto.

Il Terminal Darsena Toscana (TDT), con più di 860 prese per lo stoccaggio dei container refrigerati; il Livorno Reefer Terminal (LRT), sul canale industriale, che si estende su una superficie di 11 mila mq; l’Interporto Vespucci, che ospita 4.500 mila metri quadrati di magazzini frigo più altri 2000 mq in via di realizzazione, e diverse case di spedizione.

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Eccoli gli asset su cui può contare lo scalo labronico, e grazie ai quali, nel tempo, si sono potute attivare relazioni commerciali solide. È da qui che nasce il concetto di Livorno Cold Chain: «Tutti gli attori della catena de freddo sono in grado di operare in perfetta sinergia permettendo al cliente di godere di un servizio integrato». Ha dichiarato il direttore commerciale di GIP, Massimiliano Cozzani.

Non ci sono insomma rotture di carico o disservizi legati a problemi di comunicazione tra gli attori coinvolti: «È questo il nostro punto di forza», prosegue Cozzani.

E non è una cosa scontata: «In molte altre realtà la catena del freddo risulta gestita da operatori che devono fare ricorso ad altri partner logistici per supportare la rete distributiva. A Livorno riusciamo già oggi a integrare funzioni logistiche diverse, che vanno dal trasporto alla gestione del magazzino e dell’ordine».

Nel 2018 il porto ha movimentato complessivamente oltre 60 mila container refrigerati (che valgono quasi il 14% del totale dei contenitori pieni imbarcati e sbarcati dallo scalo). L’obiettivo è quello di traguardare nuovi ulteriori risultati grazie anche alle potenzialità de Tuscan Port Community System, la piattaforma digitale messa a punto dalla AdSP che consente oggi alle istituzioni e a tutti gli attori della catena logistica di comunicare tra di loro in tempo reale: il potenziamento del PCS e la conseguente digitalizzazione della Cold Chain (con soluzioni innovative nel campo del tracking e dell’IOT) potrebbero insomma aprire nuovi orizzonti in ordine all’efficientamento dei servizi al cliente.

Sotto questo punto di vista il Fruit logistica di Berlino rappresenta per Livorno un punto di partenza fondamentale per lanciare un nuovo modello di gestione della catena del freddo. Perché la Livorno Cold Chain possa diventare presto un case study: le buone idee germogliano e crescono rapidamente.

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Pubblicato il
12 Febbraio 2020
Ultima modifica
14 Febbraio 2020 - ora: 10:58

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