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I bacini le penne e Plauto

LIVORNO – È stato per anni uno dei tanti sassi nelle scarpe dell’Autorità Portuale: e che sasso! Sull’utilizzo dei bacini di carenaggio locali, tra i quali la seconda “vasca” del Mediterraneo lasciata andare alla malora non si sa bene da chi e perché, sono corsi fiumi d’inchiostro. Eppure c’era stata, nei “patti per Livorno” che hanno sancito il salvataggio dell’ex Cantiere Navale Orlando, precise indicazioni, sottoscritte dall’allora presidente della Repubblica, il livornese Ciampi.

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Storia vecchia? Mica tanto, visto che sono passati lustri durante i quali è successo di tutto riportando la storia vecchia all’attualità. Il bacino galleggiante “Mediterraneo” affondato e oggetto ancora oggi di un contenzioso sulle responsabilità: il bacino galleggiante Salvadori cacciato dal Mediceo, utilizzato come tappabuchi durante il fermo del “Mediterraneo” e oggi passato ai riparatori; il bacinone (strano: nessuno gli ha mai dato un nome) che s’è progressivamente sgangherato, ha perso la barca/porta, ha visto smantellate le gru diventate pericolosi ruderi, ha visto accavallarsi ipotesi che variavano dalla trasformazione in darsena aperta a neo-struttura addirittura coperta per evitare le polveri (costo previsto del recupero, su conteggi del RINA: 20 milioni di euro, se non ci hanno male informati).

Insomma, una specie di calvario. E che la gara sia conclusa dovrebbe riempirci di sollievo.

Possiamo godercelo, questo sollievo? I ritardi nell’ufficializzare il risultato ci preoccupano. E ci preoccupa la Vox Populi secondo la quale appena ci sarà il risultato ufficiale scatterà un bel ricorso al TAR da parte di chi non vince. Continuerà allo sfinimento la Neverending story? E non sarebbe possibile che le autorità del porto studiassero ed attuassero una specie di armistizio tra le parti, fino al miracolo di accontentare capre e cavoli?

Abbiamo bisogno di lavoro, di infrastrutture da utilizzare, di pace sociale e di rilancio. Ci vorrebbe il colpo di genio, d’accordo. Ma chi comanda, dovrebbe averlo. Altrimenti, come scriveva Tito Maccio Plauto, sine pennis volare haud facile est. Ce l’hanno fatto studiare alle medie: ovvero, senza penne (dell’ingegno) non si vola. E qui l’ingegno ci vorrebbe davvero.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
15 Febbraio 2020

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