Il Diritto e il timore del rovescio
LIVORNO – Boh, stiamo calmi. Però molti oggi si chiedono se il rinvio a giudizio di Corsini & C. sia un passo avanti della Giustizia e un passo indietro del buonsenso. Spiegato a chi, come del resto noi, dei tribunali ha sacro rispetto e non sempre piena fiducia: i magistrati dovranno spiegare perché il favorire un incremento dei traffici portuali dando chances operative anche a un armatore di più, sia o no un reato. Attenti: qualcuno aveva denunciato la cosa, il comandante del porto aveva anche sequestrato. Boh… Evidentemente – il parere della Procura di Livorno è che est modus in rebus, ovvero non sarebbero state rispettate le regole di legge. Legittima l’amarezza degli imputati: preoccupanti le conseguenze dirette sulla “governance” dei porti, non solo quello livornese. Ma c’è anche chi ricorda che giusta o non giusta che sia, dura o gravida di conseguenze anche sociali, dura Lex sed Lex. Fa il pari con l’immortale momento di Cicerone: Summum Ius, saepe summa iniuria. L’avevamo già ricordato mesi fa.
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Il che non vuol dire che un rinvio a giudizio sia una condanna. La presunzione d’innocenza rimane fino al giudizio, che vedrà la prima udienza il 9 giugno.
Il timore? Che la cosa si trascini ancora per mesi e mesi, come si dice a Livorno “a babbo morto”. È già passato più di un anno a schermaglie e rinvii. Nella patria del Diritto, non vorremmo che prevalesse il rovescio, ovvero il biblico ritardo delle certezze.
Antonio Fulvi
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