Autoproduzione nel rispetto delle norme

Andrea Gentile
ROMA – L’autoproduzione in ambito portuale è regolata dall’art. 16 della legge 84/94 e dal successivo decreto ministeriale 585 del 1995, ma negli ultimi 2 anni si è assistito ad applicazioni difformi ed interpretazioni soggettive delle norme. In alcune realtà portuali il ricorso all’autoproduzione da parte dei vettori marittimi è avvenuto al di fuori delle norme determinando distonie tra diversi porti e pregiudizio per i lavoratori e le imprese.
Il presidente di Assologistica Andrea Gentile, ricordando come il tema di una corretta applicazione di questa materia sia stato oggetto di incontri presso il Ministero dei Trasporti già nell’estate del 2018, dichiara: “il rispetto delle norme è un elemento imprescindibile e se le regole non sono chiare e determinano un’applicazione difforme vanno modificate migliorandole “.
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“È fondamentale che in un ambito come quello portuale, dove operano diversi soggetti, le regole siano puntuali e uniformemente applicate. In un momento emergenziale come questo è ancora più importante garantire la corretta concorrenza tra i diversi attori”. Gli aspetti legati all’autoproduzione non solo sono rilevanti per evitare situazioni di dumping, ma anche perché vengano garantiti elevati standard di sicurezza.
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ROMA – Anche ALIS “esprime preoccupazione nei confronti degli emendamenti al disegno di legge di conversione del Decreto Rilancio in materia di trasporto marittimo, che di fatto modificano l’articolo 16 della Legge 84/94 introducendo specifiche autorizzazioni per l’esercizio delle operazioni portuali, da effettuarsi all’arrivo o alla partenza delle navi”.
Lo dichiara il direttore generale di ALIS Marcello Di Caterina in riferimento agli emendamenti presentati nell’iter di conversione in legge del cd. DL Rilancio, con specifico riferimento a quello riguardante l’inserimento di un articolo 199-bis rubricato “Norme in materia di operazioni portuali”.
“Siamo contrari all’approvazione di queste modifiche in quanto riteniamo che non tutelino il diritto all’autoproduzione, garantito agli operatori economici dall’articolo 9 della legislazione antitrust, la legge n. 287/1990, e quindi anche agli armatori nel settore marittimo – prosegue il direttore generale di ALIS – ma, anzi, rappresentino un vero passo indietro per l’intera portualità italiana”.
“L’introduzione dei nuovi requisiti contenuti nel testo dell’emendamento per il rilascio di specifiche autorizzazioni volte all’esercizio delle operazioni portuali prevede in primis che si possa procedere con l’autoproduzione solo nel caso in cui nel medesimo porto non siano disponibili società autorizzate ai sensi degli articoli 16 e 17. Inoltre, le autorizzazioni oggi di durata fino a quattro anni andrebbero fornite ad ogni toccata e sarebbero da richiedere entro 10 giorni rispetto alla data di presunto arrivo nave. Infine, il canone oggi commisurato ai volumi di traffico diventerebbe molto più oneroso in quanto commisurato al numero di scali, raggiungendo il valore di 1.500 euro a scalo per le navi oltre i 100 metri. Appare evidente che i nuovi requisiti rappresenterebbero dei veri e propri ostacoli all’istituto dell’autoproduzione, soprattutto per le navi impegnate nelle Autostrade del Mare con frequenze elevate. Tutto questo – aggiunge Di Caterina – comporterebbe una profonda lesione della competitività del settore marittimo nonché l’aumento dei costi per le compagnie armatoriali, dal momento che si ritroverebbero a non poter più disporre del proprio personale e, di conseguenza, si creerebbero abusi di posizione dominante”.
“ALIS, comprendendo che in un momento di grande difficoltà per l’intero Paese sarebbe opportuna e ragionevole una soluzione che eviti nuove concessioni o iniziative per l’autonomia degli operatori del settore e che quindi non comprometta la situazione esistente, auspica una riformulazione dell’intervento normativo proposto nella conversione del DL Rilancio, – conclude il DG Di Caterina – che risulterebbe dannoso sia sul piano organizzativo che su quello economico, provocando appunto gravi ripercussioni sui volumi dei traffici lungo le direttrici marittime, sull’occupazione nel settore e sull’utilizzo della conversione modale e delle Autostrade del Mare, modalità di trasporto promosse con convinzione non solo dalla nostra Associazione, ma anche e soprattutto dall’Unione Europea”.
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