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Rimorchiatori Napoletani, già a mezza elettricità

Gianni Andrea de Domenico

NAPOLI – Rimorchiatori e gente dei rimorchiatori: a leggere in giro per il mondo, si imparano cose strabilianti, come gli “unmanned tug” che starebbero entrando in servizio in qualche scalo, l’imperativo categorico della connessione wi-fi tra loro, le navi e le centrali a terra, i motori totalmente “green” e altro ancora. Scienza o fantascienza? E quanto di tutto questo si riflette nel quotidiano lavoro sul porto di Napoli, ma anche sugli altri porti italiani?

Ne parliamo con l’ingegner Gianni Andrea de Domenico, presidente di Rimorchiatori Napoletani e tecnico di comprovato realismo. La riconosciuta ed apprezzata ironia partenopea fa parte del suo spirito, ma i temi sono molto seri e la battuta di spirito appare solo di contorno. Peraltro gradita.

Presidente, partiamo dal concreto, o da quello che dovrebbe essere concreto, due anni fa, in una nostra intervista, lei presentava come avviato il macroprogetto CDM (Collaborative Decision Making) di reciproca e veloce informazione tra tutti gli operatori sui porti, in particolare per le manovre. Il progetto è oggi operativo?

Magari, ma siamo purtroppo solo a metà percorso, con la tipica resistenza all’italiana sui cambiamenti che possono incidere sullo status-quo, e sull’abitudine di procrastinare favorita anche dalla burocrazia. Anche la recente e attesa sentenza sulla tragedia della torre dell’Avvisatore di Genova non ci sta aiutando, e favorisce la fuga dalle responsabilità operative dirette. Tutti parlano di puntare a standard elevati di sicurezza ed efficienza, ma troppo spesso questo è solo sulla carta”.

Il coraggio di decidere dovrebbe partire dall’alto, dagli stessi organi ministeriali…

“È quello che auspico, ma al momento anche per loro c’è la costante minaccia di responsabilità penali su ogni decisione, per cui è frequente il non decidere, il rinviare. La mia speranza, condivisa credo da molti, è che il nostro ministero in particolare torni a riprendere il ruolo che aveva molti anni fa, con direttori che si assumevano le responsabilità ed avevano dalla loro l’intera struttura. Ma è necessario che cambi il sistema: quello che fa passare a chiunque la voglia e costringe anche i migliori ad andare avanti con il sistema delle garanzie comprovate. Il che comporta una non efficienza nei confronti di paesi che invece decidono, operano, migliorano. Siamo fermi al detto del Gattopardo: “Cambiare tutto per non cambiare niente”. C’è molta amarezza in noi”.

Altro tema molto propagandato è la rivoluzione “green” nelle motorizzazioni navali, rimorchiatori compresi…

“Io personalmente spingo da molti anni sulla scelta di motorizzazioni miste diesel/elettrico sui nostri mezzi. Il che favorirebbe non solo l’ambiente, ma anche la prontezza d’impiego dei rimorchiatori, che farebbero a meno del preriscaldamento dei motori diesel in banchina e potrebbero istantaneamente salpare con gli elettrici, per arrivare sotto nave con l’apparato termico già pronto a temperatura. Ma non le dico le difficoltà, il vero calvario burocratico, che abbiamo dovuto affrontare a Napoli solo per installare delle colonnine elettriche in banchina, allo scopo di sostituire i gruppi elettrogeni di bordo, ovviamente rumorosi e inquinanti. È stata una fatica inumana, con un continuo combattimento tra le tante autorità competenti, in gran parte occupate solo a bloccarci. Ce l’abbiamo fatta da poco, ma dobbiamo guardare al prossimo obiettivo, cioè alla motorizzazione principale diesel/elettrica. E sarà un’altra battaglia.

Si era ventilata un’ipotesi interessante: inserire nei capitolati di gare per il rimorchio anche un punteggio pro-ambiente.

“C’era e credo rimanga agli atti, una proposta di Coletta perché nei capitolati di gara venisse assegnato un bonus per i mezzi più rispettosi dell’ambiente, meno inquinanti. Non sarebbe impossibile: basterebbe un buster elettrico a bordo, che consente di partire in modalità “green” immediatamente su chiamata, riscaldando durante il tragitto verso la nave i motori termici. E potenziano anche la capacità di tiro quando occorre. Sono investimenti che dovrebbero essere incentivati, non malvisti”.

Un quadro complicato ed anche amaro, quello che ne risulta. Dove però la capacità d’impresa in ogni caso consente di andare avanti. Capacità d’impresa e dell’uomo. E a proposito, cose ne pensa del tug “unmanned” di cui si parla in vari porti stranieri?

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Per dare risultati veri, un rimorchiatore senza equipaggio dovrebbe coniugare efficienza, convenienza economica e sicurezza assoluta. L’incentivo è il risparmio della spesa dell’equipaggio, che oggi incide sul 30/40% nei costi generali di esercizio. Ma con gli attuali sistemi di pilotaggio remoto, affidato a collegamenti wi-fi che troppo spesso sono disturbati o interrotti da altre decine di utenze in ambito costiero, non si può certo giurare sulla sicurezza assoluta. Quando poi sono richiesti più rimorchiatori da coordinare sulla stessa nave, che dovrebbero colloquiare tra loro e insieme con la centrale a terra, la vedo difficile con le tecnologie d’oggi. Per non parlare poi delle situazioni d’emergenza, che nel nostro servizio sono quasi quotidiane: a bordo si valuta e si interviene, ma in remoto?”

Il rimorchiatore-drone quindi è bocciato senza appello?

“Allo stato attuale non lo vedo possibile, almeno nei porti maggiori. Posso vedere una riduzione parziale di equipaggi, ma la professionalità dell’uomo a bordo è ancora fondamentale. Tra l’altro, suggerirei al personale di coperta dei tug di fare ogni tanto un salto in macchina durante le uscite; solo vicino agli apparati propulsori si capisce la complessità del proprio lavoro, dello stesso “sistema”, dell’impegno tecnico e insieme umano. Ecco, io credo nell’uomo, preparato e responsabile. Non credo nel buttare in pasto al pubblico idee e proposte che mi sembrano molto simili all’antica usanza partenopea del fare ammuina a bordo. Ricordate? Tutti quelli che stanno a prua vadano a poppa, quelli che stanno a destra vadano a sinistra e viceversa. Chi non ha niente da fare se rammeni quà e là. Ecco, mi piacerebbe che si facesse meno ammuina e andassimo più sui fatti concreti”.

A.F.

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Pubblicato il
30 Settembre 2020
Ultima modifica
19 Aprile 2021 - ora: 16:31

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