Vedi Napoli e poi …vivi!
NAPOLI – Forse dovrei premettere che c’è, tra me e Napoli, una corrispondenza d’amorosi sensi; che forse non mi fa essere del tutto obiettivo. Sarà. Del resto, scriveva Curzio Malaparte che i livornesi sono i napoletani della Toscana. Per quello che mi riguarda, è così.
E dunque, in questi tempi nei quali sembrano galoppare i quattro cavalieri dell’Apocalisse, vedere quello che Napoli e i napoletani hanno mosso, preparato e anche creato per la loro Shipping Week riempie il cuore. Perché se la vecchia battuta diceva: Vedi Napoli e poi muori, nel senso che hai visto il meglio: in questi tempi pur catastrofici la cambio come nel titolo: vedi cosa si fa per i temi concreti a Napoli, e poi ti senti riavere. Rivivi, appunto.
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Sto scherzando, ma nemmeno troppo. È ancora diffusa la vulgata di un Sud Italia piagnucoloso ed assistenziale. Ma ha di fronte realtà come quelle che stiamo vivendo, in un fiorir di iniziative, di orgogliose dimostrazioni di vitalità imprenditoriali, di armatori che si confrontano senza paura con i più grandi e potenti del mondo, di start-up giovanili che confermano l’eccellenza dei cervelli.
Non mi si venga a dire che la Naples Shipping Week è soltanto una delle tante – qualche volta anche pregevoli – esposizioni di diagnosi prive però di concrete terapie. Già l’essere vitali, l’avere progetti concreti, l’affrontare – come si dice – il toro delle due pandemie (salute ed economia) per le corna, ci richiama a un Vesuvio che sbuffa e fumacchia, ma vigila invece di spaventare.
Troppe auliche similitudini? Può darsi. Ma credo che a Napoli, nella Week dei tempi peggiori del secolo, si stia dimostrando che siamo capaci di guardare avanti in chiave propositiva, anche con qualche escursione sull’ironia. In queste pagine ospitiamo opinioni e indirizzi che lo confermano. Noi almeno, ci crediamo.
Antonio Fulvi
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