Ammiraglio Ficarra: in morte di un amico
LIVORNO – È scomparso nei giorni scorsi a 87 anni, ma fino a pochi mesi fa ancora giovane di spirito per la sua cortese ironia da gentiluomo siciliano l’ammiraglio di squadra Salvatore Ficarra. Lo ricorda in questa affettuosa nota il presidente dello Yacht Club Livorno Gian Luca Conti.
“L’ammiraglio Ficarra è stato presidente di onore del nostro club negli anni in cui ha guidato l’Accademia Navale di Livorno e poi socio onorario. Ha partecipato al consiglio direttivo e i suoi consigli hanno aiutato il Club a crescere. Salvatore si domandava sempre come poter essere utile e che cosa poteva fare per esserlo. Era un amico.
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È davvero difficile non ricordare la velocità del suo sguardo che con cortesia sapeva cogliere ogni particolare e la gentilezza con cui sapeva dire la verità. Mai per disturbare ma sempre per consentirci di riflettere su noi stessi e sulla nostra capacità di essere all’altezza di un guidone che amiamo. Ci ha insegnato che amare un guidone significa saper fare sacrifici e che ogni sacrificio è il dono di un sorriso silenzioso. Ma anche che i sacrifici per essere utili devono essere attenti ai particolari, perché sono i particolari invisibili quelli da cui dipende l’utilità di un’azione. Lo ricorderemo sempre e, soprattutto, cercheremo di essere degni dell’affetto che ci ha sempre dimostrato.
È con questo spirito che il nostro Club si stringe alla moglie Elsa e alla figlia Lucia, consapevoli che le nostre parole non sono niente dinanzi al loro dolore”.
Fin qui il presidente Conti. Anch’io ho i miei ricordi di Salvatore. Dopo l’Accademia aveva comandato la squadra navale, poi era stato addetto alla difesa nella delegazione della commissione per il disarmo a Ginevra. Aveva indagato anche sul disastro di Ustica, ma con l’amico giornalista non gli scappò mai una parola in merito.
Andavamo spesso a cavallo in lunghe passeggiate sul lungomare o all’interno, verso la Valle Benedetta, dove smentiva regolarmente la vecchia malignità degli ufficiali di cavalleria (“Ufficiali di marina, appena a terra subito a cavallo: appena a cavallo, subito a terra”) dimostrandosi esperto ed appassionato. Veniva altrettanto spesso sulla mia barca a vela “Grattavento”, uno scafo veloce e scomodo che avevo avuto quasi in regalo dall’indimenticato collega Mauro Mancini: e anche alla vela si era confermato esperto ed appassionato, insegnandomi parecchio. Era uno spirito allegro, ma profondo. Tra quegli amici il cui ricordo non sparisce.
Addio Salvatore, ti auguro di aver trovato in Cielo cavalli e vele. Sono certo che te li sia meritati.
Antonio Fulvi
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