Traffici di cellulosa, dove si deforesta?

Nella foto inviata dal lettore: Tronchi d’albero a galla in un canale di Livorno.
Il lettore Paolo Oriana, che studia economia a Pisa, ci scrive una lunga nota che dobbiamo sintetizzare:
Nelle cicliche statistiche diramate dall’Autorità Portuale di Livorno si può leggere che tra i pochi traffici che non calano malgrado il disastro dell’economia italiana ci sono quelli della cellulosa. So che sono più che altro a supporto delle cartiere della lucchesia, evidentemente impegnate a pieno ritmo. Ho anche rintracciato, su un libro di vecchie immagini, una foto che credo risalga ai primi del secolo scorso in cui si vede un canale di Livorno ingombro di tronchi d’albero. Ne deduco che quelli attuali non siano traffici nuovi: ma da dove viene tutto questo legno?
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Il giovane lettore ha ragione, quelli del legname non sono certo traffici nuovi, anche se è cambiata la tecnologia ed oggi più che tronchi arrivano pallet di cellulosa già trattata. Alla base comunque c’è sempre una pianta, che può essere un albero ma anche il prodotto di una piantagione specifica destinata a ciclici abbattimenti. Il deforestamento selvaggio ormai è ridotto a pochi paesi e tra l’altro ha un risultato economico più basso rispetto ai processi di piantumazione moderni, studiati al computer in cicli annui. Il legname e la cellulosa che arrivano sui porti italiani vengono in gran parte da questi processi dove piante ad alto tasso di crescita sono continuamente rimesse a dimora in modo da assicurare un gettito costante. Non bisogna dimenticare che per fortuna la produzione della carta e degli imballaggi oggi si avvale anche di quote sempre più alte di recupero della stessa carta e dei materiali adatti.
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