In Sudafrica costa caro l’aumento delle temperature
BRUXELLES – Riduzione del divario salariale tra i lavoratori altamente qualificati e quelli scarsamente qualificati, gravi ripercussioni sulla produttività economica. Gli effetti dei cambiamenti climatici sul mercato del lavoro e sull’economia in Sudafrica sono riferito in un nuovo studio guidato dalla Fondazione CMCC e da EIEE (RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment).
Negli ultimi decenni, l’aumento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici ha influenzato negativamente la produttività e continuerà a danneggiarla, potenzialmente in misura maggiore di quanto stimato finora. In Sudafrica, il PIL pro-capite arriverà ad essere fino al 20% inferiore in uno scenario futuro caratterizzato da gravi cambiamenti climatici rispetto a quanto avverrebbe in uno scenario idealizzato, senza gli impatti del clima che cambia.
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È quanto emerge dallo studio “Climate change and development in South Africa: the impact of rising temperatures on economic productivity and labour availability”, coordinato dalla Fondazione CMCC e da RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment (EIEE) e condotto in collaborazione con l’Athens University of Economics and Business, recentemente pubblicato sulla rivista “Climate and Development”.
Dai risultati emerge come i fattori di stress climatico abbiano impatti differenziati sui lavoratori di diversi settori. L’aumento delle temperature riduce infatti l’offerta di lavoro nelle industrie all’aperto e nei settori con elevata esposizione al calore, come l’agricoltura, l’edilizia, la pesca e l’estrazione mineraria: la cosiddetta “manodopera scarsamente qualificata”. Dall’altra parte, i lavoratori di settori come quello manifatturiero, o impiegati in lavori d’ufficio (“altamente qualificati”), sono meno colpiti dall’aumento delle temperature poiché svolgono le loro attività all’interno.
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