Suez riaperto ma anche la rotta Artica

IL CAIRO – Con una brillante operazione in tempi molto più veloci del previsto, lunedì scorso è stata disincagliata la Evergreen e il Canale di Suez è stato sbloccato, sia pure con la dovuta attenzione nel tratto dove la riva è stata scalzata dall’enorme vomere della prua. Evergreen ha fatto ispezionare la nave durante la sua sosta nella località dei laghi Amari in vista della ripresa della navigazione assistita dai rimorchiatori.

Ora la navigazione si svolge in grandi convogli per smaltire le lunghe attese.

Il primo commento dell’avvenuta “liberazione” della nave è arrivato da FederPetroli. “Su Suez c’è stato troppo allarmismo sul petrolio. Il rialzo dei prezzi è dovuto ad una situazione momentanea ma le rotte del greggio internazionale, per nostra fortuna, viaggiano anche attraverso canali diversi e infrastrutture di collegamento come gli oleodotti”: queste le parole del presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia.

“Il problema a livello merceologico generale esiste. Spesso anche in Italia assistiamo a situazioni simili. Le infrastrutture portuali in Italia presentano delle lacune e più volte le navi riscontrano difficoltà per il poco pescaggio nei canali petroli per lo scarico del greggio, questo ovviamente compromette le politiche di pricing incidendo sui costi di nolo, assicurativo e nella catena complessiva sul costo finale del prodotto. Disincagliata la nave adesso sono tornate normali procedure di transito ed è ripresa la normalità negli approvvigionamenti”.

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LONDRA – Il blocco del Canale di Suez per l’incaglio del gigante Evergreen sta rilanciando con forza la tesi dei sostenitori della rotta nell’Artico. Con gli argomenti già da tempo illustrati della brevità tra il Far East e l’Europa del Nord, su un mare che grazie allo scioglimento dei ghiacci è sempre più praticabile. La circumnavigazione dell’Africa, in tempi di caro Fuel come questi, è molto più costosa anche in termini di tempo.

Per parallelismo anche la rotta dello stretto di Bering, tra l’America del Nord e la calotta Artica per unire l’Atlantico e il Pacifico, è sempre più all’attenzione delle compagnie navali e degli Stati. Con crescenti impegni anche di vigilanza militare e di “mostrar bandiera” tra USA, Canada Russia e Cina, ma non sole.

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