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Tariffe piloti e polemiche

Vincenzo Bellomo

TARANTO – «Si premette che avere la possibilità di essere informati non è solo una facoltà ma un diritto. La libertà di stampa e di pensiero sono alla base di tutte le democrazie e quindi dello stato di diritto nel quale viviamo. Per questi motivi l’informazione dovrebbe avere lo scopo di diffondere e possibilmente di ampliare la conoscenza dei fatti e non quella di spostare l’opinione del lettore secondo il piacimento di una parte, vicina, semmai, all’editoriale.

Molti hanno avuto modo di leggere la notizia relativa alle associazioni di categoria che partecipano al confronto tra Piloti dei Porti e utenza portuale, questo appare come il tentativo di distogliere il lettore dal reale problema, mettere in cattiva luce l’intero tavolo e di fare pressione affinché il Ministero apporti un cambiamento significativo della struttura su cui si basa la Corporazione e quindi l’adeguamento tariffario previsto fino ad oggi.

Un editorialista in particolare, in un recente articolo giornalistico, ha ritenuto non accettabile che una minoranza possa imporre veti ad un accordo, a suo dire soddisfacente, dimostrando, in questo caso, forti lacune sulla procedura che bisogna adottare nei casi di servizi rientranti tra quelli disciplinati dal punto (46) delle premesse al Reg. UE 2017/352 che recita: “i diritti per servizi di Pilotaggio non esposti a un’effettiva concorrenza potrebbero presentare un rischio maggiore di tariffe abusive nei casi in cui esista un potere di monopolio. Per tali servizi dovrebbero essere definite modalità per garantire che i diritti siano fissati in modo trasparente, obiettivo e non discriminatorio e siano proporzionali al costo del servizio fornito” ovvero a quanto previsto dall’art. 12 del medesimo regolamento (Diritti per i servizi portuali) “…i diritti per servizi di Pilotaggio non esposti a un’effettiva concorrenza … sono fissati in modo trasparente, obiettivo e non discriminatorio, e sono proporzionali al costo del servizio fornito”.

Per essere chiari, l’adeguamento tariffario per il servizio di Pilotaggio non può essere frutto di un accordo, questo avviene attraverso lo sviluppo di una formula matematica i cui dati sono verificati in via preliminare dalle associazioni di categoria e solo dopo aver passato il successivo vaglio da parte del Ministero vengono tradotti in adeguamenti tariffari.

Ciò premesso bisogna domandarsi, invece, chi abbia interesse affinché un’inesatta informazione si divulghi, non vorremmo, ma purtroppo non possiamo escluderlo, che si possa trattare dell’ennesimo tentativo di riportare il tema della concorrenza all’interno del pilotaggio.

La certezza che qualcuno ha lasciato trapelare la notizia del raggiungimento di un accordo tra le parti, proprio come avviene nelle società di diritto privato, dimostra come questi voglia ridurre l’attuale Corporazione dei piloti (organismo quanto più vicino all’ente pubblico) a semplice società cooperativa (società di diritto privato).

La convinzione che tutti i giornali di settore abbiano al loro interno personale qualificato ci consente, a differenza da quanto operato nell’articolo, di valorizzare una testata non in base alla percentuale di lettori o di abbonati, ma in ragione di quello che propongono. In ogni caso siamo dell’opinione che la testata giornalistica, che ha pubblicato l’articolo, avrebbe dovuto verificare la notizia prima di diffonderla.

Per sgombrare ogni dubbio, la piccola associazione a cui fa riferimento l’articolo, dall’emanazione delle nuove tariffe riceverebbe un riconoscimento economico, quindi la sua contrarietà non è certo ostruzionismo. La piccola associazione in argomento, da tempo si batte per i diritti dei Piloti, al suo interno non siedono esponenti di rilievo che ricoprono posti da consigliere in organismi con interessi opposti a quelli dei propri associati o peggio che ricorrono in Cassazione per far equiparare la Corporazione ad un ente privato (Cooperativa). La citata organizzazione non prevede per i suoi vertici integrazioni economiche e quindi le sue azioni meritano rispetto.

Appare, infine, non comprensibile la richiesta di intervento del Ministero mettendo perfino in discussione l’autorevolezza di quest’ultimo, in una sola parola confidare nella non conoscenza dei lettori del regolamento 352/2017 – legge dello stato italiano dall’aprile del 2019 – ci può stare ma crederlo possibile per i dirigenti ed i funzionari del MIMS è una vera e propria caduta di stile».

Pubblicato il
30 Giugno 2021
Ultima modifica
19 Novembre 2021 - ora: 13:06

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