Ecco il mondo delle rotte container
LONDRA – Con spirito eminentemente pratico, è stata tracciata in questi giorni la mappa che vi riportiamo qui sopra: la densità delle rotte container sui mari del mondo, secondo i dati rilevati nel 2020.
La prima considerazione fatta dagli analisti è che la pandemia mondiale non ha fatto diminuir di molto i collegamenti marittimi. Malgrado abbia inciso sulla quantità delle merci trasportate dalle navi ed abbia spinto le grandi Alleanze a razionalizzare le capacità di stiva, anche causa la penuria di container vuoti.
La seconda considerazione è che il Nord America continua ad essere l’ombelico del mondo per quanto riguarda le rotte container: non più solo dal Nord e centro Europa, ma anche e ormai specialmente dal Far East, dove è impressionante il fascio di collegamenti in particolare (ma non solo) dalla Cina.
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La terza considerazione (riassumiamo le pagine degli analisti che accompagnano la mappa) è che l’attuale densità di rotte sotto l’Africa, in alternativa al Suez, sarebbe destinata a diminuire: guardando bene la mappa si nota che la rotta polare, indicata solo da poche tracce, è tutta da incrementare: lo scioglimento delle calotte, gli ordini ai cantieri di navi appositamente costruite, la ribadita brevità dei tragitti rispetto al periplo dell’Africa, sono indicatori sintomatici per il prossimo futuro.
Ci consola il fatto che il Mediterraneo, piccolo bacino visto nella prospettiva del mondo, continuerà ad essere servito bene anche se la rotta oltre dovrà davvero decollare. In più ci sono le prospettive di un ritorno – speriamo presto – alla pacificazione della sponda settentrionale dell’Africa. Dove occorrerà tutto e dove i nostri armatori hanno da tempo un piede.
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