Cambiamenti climatici, e se qualcuno ci marciasse?
Ci arrivano in questi giorni parecchie note sul web in relazione alla sempre più pressante campagna stampa sui cambiamenti climatici, le responsabilità delle comunità umane e la necessità degli alti costi per passare alla transizione energetica. Proviamo a riassumere i quesiti:
Dopo essere finiti in ginocchio per la pandemia da Covid, stiamo rischiando di precipitare bocconi per questa forzata politica di riduzione della CO2: che direttamente o indirettamente sta mandando alle stelle il costo dell’energia, sia elettrica sia da fonti fossili (greggio, gas, eccetera). Un dubbio che circola: non è che oggi faccia comodo alla grande e grandissima finanza questa “transizione” per costringerci a pagare di più con obiettivi che gli stessi scienziati dicono molto aleatori? Non è che siamo diventati tutti succubi di predicatori catastrofisti (stranamente molto sovvenzionati) che ci costringono a una serie di mea culpa almeno opinabili?
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Abbiamo provato a sintetizzare gli scetticismi di cui sopra. Rispondere a chi non è convinto che il mondo si stia avviando alla rovina non è nelle nostre capacità e tantomeno nei nostri compiti: possiamo solo dire che oggi al gregge (folto e anche sostenuto da indagini che dovrebbero essere convincenti) dei catastrofisti si oppone un gregge (forse meno folto ma anch’esso con dati scientifici a supporto) che parla di cicli epocali sui quali l’uomo e la sua CO2 ha solo effetti marginali. Qualcuno ricorda che i nostri vecchi già cent’anni fa dicevano che “non ci sono più le mezze stagioni”; che lo spostamento di pochi decimi di grado dell’asse terrestre può giustificare lo scioglimento dei ghiacciai al polo Nord e il freddo record registrato di recente al polo Sud; che la deriva dei continenti alle lunghe ha effetti anche sul clima; che…
Insomma, non si può negare che qualche dubbio sia legittimo. Una forma di auto-assoluzione?
Proviamo a riderci sopra con questa vignetta (da Il Borghese).
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