Darsena Europa: se le stelle non stanno a guardare

LIVORNO – Bisognerà fare un ragionamento non miope sulla trasformazione del terminalismo sui porti italiani, adesso che l’anno nuovo è cominciato con tanti segnali contraddittori. Perché se da una parte la pioggia di soldi promessa dal “decretone” Draghi per il rilancio e la resilienza sembra la Manna inviata dal Cielo, dall’altra sono i grandi gruppi privati che non aspettano, ma a loro volta s’impegnano.

Tipico è il caso di quello che ormai è diventato il primo gruppo mondiale per il trasporto dei container, la MSC di Gianluigi Aponte. La sua proiezione nel terminalismo è impressionate: solo per citare il Tirreno, si va da Gioia Tauro a Calata Bettolo di Genova, dove gli investimenti sono stati enormi e continuano. Gioia Tauro ordina tre enormi gru da banchine capaci di operare fino a 25 file di TEUs, il che significa che punta alle super-mega-ship ormai in arrivo. A calata Bettolo stesso programma con un aumento delle grandi gru di banchina. Per non parlare dell’Adriatico, dove Trieste si conferma il nodo focale di traffici verso il Centro e Nord Europa. La strategie è chiara: con il Mediterraneo che prima o poi tornerà ad essere strategico – il Nord Africa prima o poi (meglio prima) tornerà alla pace e sarà uno dei mercati più in crescita – le prospettive sono enormi per chi disporrà non solo delle navi ma dell’intera catena logistica.

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