Un deposito cauzionale sugli imballaggi monouso?
ROMA – In Italia vengono consumati ogni anno 11 miliardi di bottiglie di plastica ma se ne ricicla per realizzare altre bottiglie meno del 40%.
Il nostro è tra i primi Paesi al mondo per consumo di acqua in bottiglia. Per accelerare la transizione verso un’economia circolare e facilitare il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di raccolta e riciclo, l’Italia ha urgentemente bisogno di un Sistema di Deposito Cauzionale (DRS) sugli imballaggi monouso per bevande.
Il sistema, già attivo in dieci Paesi europei (Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) prevede il pagamento di una cauzione che viene aggiunta al prezzo di vendita del prodotto e rimborsata al momento della restituzione, incentivando così la partecipazione dei consumatori e la raccolta selettiva degli imballaggi.
Secondo il Report “PET Market in Europe: State of Play” del 2020, infatti, la differenza tra i tassi di intercettazione delle bottiglie per bevande tra i Paesi Membri con e senza tale sistema (rispettivamente, 94% e 47%) manda un segnale inequivocabile: i tassi medi di intercettazione degli imballaggi per bevande nei DRS attivi in Europa superano il 90%.
Lo scorso anno, il nostro Paese ha inserito, con la modifica all’art. 219 bis del Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152, l’istituzione obbligatoria di sistemi di deposito cauzionale di taluni imballaggi monouso. Il Ministero della Transizione Ecologica, di concerto con il Ministero dello Sviluppo Economico, avrebbe dovuto adottare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della disposizione, il regolamento attuativo al fine di stabilire tempistiche e modalità attuative, fissando tra gli altri gli obiettivi di raccolta selettiva da raggiungere annualmente e i valori cauzionali da attribuire agli imballaggi resi. Ma così non è stato.
Urge, si dice a Roma, provvedere.