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L’Italia della logistica finisce in ginocchio

LIVORNO – Bisognerà chiedercelo, una volta per tutte, come viene gestita in Italia la fiscalità sui carburanti alla pompa. Due giorni fa il gasolio era addirittura più caro della benzina, entrambi ben oltre i 2 euro al litro. E il gasolio, a parte qualche ancora trascurabile quota di gas, è ancora il carburante per eccellenza del trasporto merci. Il quale trasporto merci è ancora il 90% della modalità in Italia, specie sulle medie distanze. Il che vuol dire, con i TIR fermi, toglie il sangue dalle vene del flusso di tutto quello che mangiamo, che vestiamo, che trasformiamo, che ci serve per vivere. I giovani forse non lo ricordano, ma noi che abbiamo vissuto lo stesso dramma della crisi petrolifera degli anni ’70 sappiamo cosa vuol dire.

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Ieri dovrebbe esserci stata la proposta del governo per bloccare il fermo totale dell’autotrasporto su gomma. Mentre scriviamo, non ci sono ancora notizie sulle conclusioni, ma l’allarme ha innescato consensi e posizioni. Tuttavia non ci possono essere tante soluzioni: visto che il prezzo del greggio non è in mano dell’Italia, non rimane che agire – dicono sia le associazioni dei trasportatori che le stesse aziende – sulla componente fiscale, cioè su quelle accise che rappresentano oltre il 40% del prezzo finale. E non si tratta di limare qualche 0%: questo è chiaro a tutti.

Com’è chiaro che le accise non sono un giocattolo per il bilancio dello Stato. Se vengono ridotte, la coperta diventa più corta su altri settori. E aumenta il debito che si scaricherà sui nostri figli e nipoti.

Alcuni di noi, che hanno vissuto da giovani il boom economico, hanno avuto la loro stagione d’oro. E non riuscivano a capire – dobbiamo ammetterlo – quando già oltre vent’anni fa Gianni Agnelli andava dicendo che “la festa è finita”. Oggi stiamo comprendendo cosa voleva dire e dobbiamo stringere la cinghia. Ma va molto peggio dove piovono le bombe, dove muoiono combattendo i giovani, e i missili non fanno distinzione tra soldati, donne e bambini. Quando ci viene da pensare “piove, governo ladro” ricordiamoci che se qualche centinaio di chilometri da casa nostra si combatte ancora una volta con disperazione e ferocia, forse qualche responsabilità l’abbiamo anche noi. La campana, come abbiamo già scritto qualche giorno fa, suona per tutti.

Se contano davvero anche le parole, “stringiamoci a coorte…l’Italia chiamò”. (A.F.)

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Pubblicato il
16 Marzo 2022

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