Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Anche i delfini vanno in guerra

Due studentesse del Liceo Scientifico di Livorno, Margherita e Sofia, ci scrivono scandalizzate:

Abbiamo visto una trasmissione in TV nella quale si accennava che i russi stanno usando nella guerra in Mar Nero i delfini per scovare le mine navali piazzate dagli ucraini. Cercando su Google abbiamo scoperto che è vero, ma che anche altri animali marini vengono addestrati addirittura per missioni suicide. Non c’è più limite alla crudeltà?

*

Care ragazze, avete sollevato il coperchio di una pentola che contiene molto altro e molto peggio. Ma non dobbiamo meravigliarci più di tanto, visto che il sistema di usare gli animali in guerra è antico come l’uomo o quasi. Se sono cambiati i metodi – dall’uso degli elefanti da combattimento a quello dei cavalli che trainavano carri con le falci alle ruote – non è cambiato il concetto della “spendibilità” degli animali, anche quelli considerati superiori. La storia c’insegna: anche durante la Seconda Guerra Mondiale c’erano cani con una bomba legata sulla schiena che venivano addestrati a infilarsi sotto i carri armati nemici e ad esplodere e in Africa i cammelli venivano spot sui campi minati per aprire i varchi.

In quanto ai delfini – ma anche alle otarie ed altri mammiferi marini – non sono solo i russi ad utilizzarli per sminare: molti altri paesi, compresi gli USA dove esistono vere e proprie scuole d’addestramento, molti cetacei vengono abituati ad utilizzare il proprio sonar naturale (il bio-sonar) per scovare oggetti metallici sul fondo, anche seppelliti sotto qualche metro di sabbia. Si dice che siano in grado di segnalare un oggetto di 8 cm di diametro (per esempio un proiettile di cannone o un razzo) da 200 metri di distanza. Anche questi poveri animali possono attaccare sottomarini o navi di superficie portando uno zaino esplosivo. Crudele, certo: ma non dimentichiamo i kamikaze giapponesi che si immolavano sulle navi USA o i nostri sub “Gamma” che come Teseo Tesei si facevano saltare sott’acqua. Tutte le guerre sono senza limiti per crudeltà e morte.

Pubblicato il
29 Giugno 2022

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio