Energia elettrica e lo “struggino”
LIVORNO –
La corsa ai rigassificatori galleggianti si è innescata non solo in Italia. E i prezzi di quelli disponibili sul mercato sono ovviamente schizzati in alto.
📌 Così SNAM ha pagato circa 400 milioni di dollari la nave dest nata a operare davanti a Ravenna, ma avrebbe fatto un buon acquisto perché già oggi, a distanza di meno di un mese, i costi sono saliti e le disponibilità di FRSU sul mercato è scesa.
Del resto, in questa emergenza energetica non solo italiana ma in particolare italiana – noi e la Germania siamo i più dipendenti dal gas russo – si stanno evidenziando tante contraddizioni dei programmi anche locali sull’energia.
Un esempio: il termovalorizzatore di Livorno, che brucia rifiuti compatibili derivati dalla raccolta differenziata, produce energia elettrica mentre la centrale Enel non lo fa più da anni, come Enel stessa ha recentemente chiarito.
Ora un commento sul quotidiano La Nazione di domenica firmato da Michela Berti ricorda che la chiusura del termivalorizzatore livornese è stata promessa da ben due sindaci – sia Nogarin che Salvetti – per il 2023.
Certo, quell’impianto ormai è tra le aziende del quartiere, non fa piacere a chi lavora nelle vicinanze: però chi ci darà la corrente elettrica che già manca?
Giovedì scorso in città al centro la corrente è venuta a mancare per due volte in pieno orario di lavoro, per l’eccessivo uso dei condizionatori.
Siamo dunque già a rischio e dovremmo rinunciare anche al termovalorizzatore? A giugno solo in un mese l’impianto da chiudere ha prodotto 640 mila euro dalla vendita di 20 mila megawatt e altri 10 mila megawatt per autoconsumo.
Comprare ai prezzi di oggi gli stessi megawatt, ammesso anche che si trovino, costerebbe uno tonfo ad aziende e cittadino. Forse conviene tenerci ancora il popolare “struggino” fino a quando i temi dell’energia elettrica non saranno risolti…
(A.F.)