I ricci di mare, tesoro da centellinare

Ci scrive da Taranto un turista toscano, Franco Taccini, sul prelievo dei ricci di mare lungo le coste:

✍ Qui Taranto i ricci di mare sono un vero e proprio piatto forte dell’estate: si trovano anche da consumare freschi nelle baracche del lungomare. Ma non c’è un divieto di pesca almeno in alcune stagioni dell’anno?

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Per chi ne apprezza il sapore forte e caratteristico, il riccio di mare è una vera leccornia: consumato all’istante o anche come condimento della pastasciutta.

Anche in Toscana, in Sicilia, in Sardegna e sulle isole d’estate è caccia aperta, facilitata dal fatto che i ricci prediligono fondali di pochi metri.

In effetti ci sono ordinanze regionali che ne proibiscono la raccolta nei periodi della riproduzione, in linea con i soliti divieti UE per i mesi di maggio e giugno.

Ma chi se ne intende cerca di gustare quelli pescati nei mesi invernali, fino a marzo o aprile, quando le gonadi (la parte commestibile, che erroneamente molti chiamano uova) sono al massimo dello sviluppo.

In alcune regioni (Sardegna in particolare) viene anche imposto un periodo di fermo al prelievo, per favorire lo sviluppo.

Un può ovunque c’è un limite per i pescatori professionali (qualche centinaio di esemplari) e di una decina di esemplari a testa per i turisti.
Da ricordare che i ricci commestibili sono diversi da quelli del tutto inutilizzabili: neri e schiacciati, mentre i primi sono colorati (verdi, viola , bruno scuro o qualche volta anche rossastri) e più tondeggianti.

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