Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Le CP “Pollastrini” al top della Guardia Costiera

ROMA – Sono state ormai ampiamente collaudate, essendo in servizio dall’inizio dell’anno scorso, le motovedette della Guardia Costiera appartenenti alla classe “ammiraglio Pollastrini”, uno degli alti ufficiali delle Capitanerie considerato tra gli innovatori del Corpo. La classe in questione segue quella, delle 800, di dimensioni minori ma anch’essa operativa su tutte le acque nazionali, intestata all’altro innovatore, l’ammiraglio Francese e costruite dal cantiere Codecasa Due di Viareggio.

La motovedetta CP 329, prima costruzione appartenente alla classe “Ammiraglio Pollastrini”, è stata progettata con un rinnovato concept strutturale, pensato per l’attività di ricerca e soccorso d’altura; l’unità è in grado di assolvere anche compiti istituzionali di Polizia Marittima.

Inaffondabile ed autoraddrizzante può operare in condizioni meteomarine proibitive fino ad un limite di Sea state 6. Costruite dai Cantieri Navali Vittoria di Adria, presenta uno scafo in lega d’alluminio avente lunghezza di mt. 20,10 e in operazioni di soccorso può imbarcare fino a 200 naufraghi.

[hidepost]

L’unità ha una propulsione ad idrogetto e può raggiungere una velocità massima continuativa superiore ai 35 nodi con un’autonomia di circa 600 miglia. L’equipaggio è composto da 4 persone, in postazioni protette anche in condizioni meteo impegnative. Come nelle motovedette Codecasa, la cintura perimetrale galleggiante è costituita da speciale poliuretano espanso a cellula chiusa, del tutto a prova di perforazioni e di tagli.

Da sottolineare come il corpo della Guardia Costiera delle Capitanerie di Porto si stia distinguendo anche in questi giorni, con tute le sue unità, nella protezione delle nostre coste ma anche nel salvataggio dei migranti secondo le leggi internazionali del mare. Agli uomini e donne degli equipaggi, spesso in turni da sfinimento, i più sentiti riconoscimenti dell’intero schipping non solo nazionale.

***

Nella foto: La 813 classe “ammiraglio Francese”.

ROMA – Due giorni fa è stato celebrato in tutti i porti il 158° anniversario della Fondazione del Corpo delle Capitanerie, con brevi ma commosse cerimonie interne.

La nascita delle Capitanerie di Porto, vede l’inizio del suo percorso a Firenze nel lontano 20 luglio del 1865, con il Regio Decreto a firma di Vittorio Emanuele II che ne sancì a tutti gli effetti l’istituzione. L’esigenza di affidare a un’unica amministrazione la disciplina delle attività della navigazione e dei porti richiese di unificare le capacità professionali dello Stato Maggiore dei porti e quelle dei Consoli di Marina: corpo militare il primo, con attribuzioni di carattere essenzialmente tecnico; civile il secondo, con competenze principalmente amministrative. L’emanazione Guardia Costiera si deve poi alla volontà del compianto comandante del corpo ammiraglio “Bepi” Francese.

[/hidepost]

Pubblicato il
22 Luglio 2023
Ultima modifica
24 Luglio 2023 - ora: 11:59

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio