Fuel navi: sapere di non sapere

LIVORNO – Il Propeller Club di Gloria Giani ha affrontato, nell’ultimo workshop, un tema rovente: quello del fuel che alimenterà le navi di domani, in alcuni casi già domattina. Un interrogativo che ha avuto, considerando gli interventi con realismo, una sola risposta univoca: ovvero, ad oggi sappiamo di non sapere quale sarà (o quali saranno) i carburanti navali di domani.

Devo  anche spiegare la foto qui sopra?

Mi è sembrata il simbolo del prossimo futuro per le navi d’oggi: inchiodate su una parete di roccia, come monumenti del passato.

Certo, è un’immagine feroce, urticante non solo per l’armamento: ma è chiaro, e ce l’hanno chiarito – almeno questo! – nel dibattito: convertire ai nuovi fuel le navi oggi in uso sarà difficile, spesso impossibile sul piano della convenienza economica.

Se consideriamo che la vita operativa di una nave fino ad oggi è stata intorno ai trent’anni, significa che con la rivoluzione green – spinta con forza più che altro dalla politica mondiale effetta da “gretismo” – dovremo presto inchiodare le nostre navi dentro un muro, come monumenti al passato; o comunque declassare centinaia di buone e oneste navi. Una mondo che è alla fine del mondo.

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L’altra sera al Propeller, la presidente Gina Giani ha lasciato l’onere della gestione del dibattito a Luca Brandimarte, l’avvocato socio del club livornese ma ben inserito anche in ambito armatoriale nazionale. Luca – di cui riportiamo qui a fianco un estratto della sintesi – non è molto ottimista sulla possibilità che i famigerati ETS venga disinnescato prima della sua entrata in funzione, cioè il 1 gennaio prossimo. E si è espresso sulla speranza che almeno serva ad aiutare i nostri porti in altro modo.

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