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Sul mare più green o più farse?

LIVORNO – Forse è una visione troppo pessimistica della realtà: ma è indubbio che di questi tempi un’analisi credibile e realistica di quanto possa accadere nella logistica nazionale, specialmente in quella legata al mare, richiederebbe per essere credibile la sfera di cristallo.

Troppe le variabili: tra le quali le guerre (Ukraine e Medio Oriente ma anche quelle meno evidenziate dai media ma lo stesso devastanti), gli assetti politici dei grandi paesi prossimi a possibili cambiamenti con le elezioni, i “mantra” più o meno credibili della rivoluzione green e quelli più che accelerati della rivoluzione tecnologica e digitale.

Se è vero che la realtà “è in continuo divenire”, come sostenevano i filosofi fin dai tempi di Eraclito, è anche vero che ci sono fughe in avanti difficili da inquadrare.

L’esempio più evidente – e forse più facile – è quello del trasporto merci sul mare. Mentre si stenta a rendere più green le fabbriche, i mezzi di trasporto terresti, le stesse abitazioni e le città, alle navi sono state e continuano ad essere imposte rivoluzioni epocali, non solo sulle motorizzazioni ma anche sugli scafi, le vernici e l’elettronica, in attesa di vederne la robotizzazione avanzata. Il tutto a spese degli armatori, o quasi. Visto in chiave globale, avanti voi, che a noi ci vien da ridere.

Farse, per tanti greenwashing dei governi.

Da chiedersi: tanti controlli ufficiali, tanti “caveat”, tanti controllori, di Stati o di Authorities: ma chi davvero controlla i controllori ce lo siamo chiesti?

A.F.

Pubblicato il
21 Febbraio 2024
Ultima modifica
22 Febbraio 2024 - ora: 11:13

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