Fra Pisa e Livorno l’acchiappa-onde gravitazionali che svela i misteri del cosmo
CASCINA. Non ci fosse la vista azimutale di Google Maps a confortarvi non ci credereste nemmeno un po’: possibile che in quel ritaglione di campagna che sembra il nulla del nulla fra Livorno e Pisa ci sia una delle più straordinarie “macchine” per l’ultra-scienza di oggi e soprattutto di dopodomani? Eppure è così, e quei bracci ad angolo retto, a vederli dall’esterno non sembrerebbero granché: niente che faccia pensare a qualcosa di straordinario. In effetti, la silhouette architettonica è talmente minimalista da passare quasi inosservata: non fosse per il fatto che questo simil-capannone non è il solito rettangolo con un tetto in cima, un parallelepipedo insomma, ma prosegue per tre chilometri infilandosi nell’orizzonte.

L’interferometro nella zona di Cascina visto dall’alto
Lo chiamano l’ “Osservatorio Gravitazionale Europeo” di Cascina, in realtà l’angolo retto che concentra la “testa” di questo interferometro laser è praticamente all’altezza di Grecciano. Dentro e attorno ai “bracci”, ecco una ditta di autospughi, un agriturismo, un b&b, un dancing e il canale Imperiale. Non è una novità di stamattina: anzi, nell’autunno scorso sono state spente venti candeline per celebrare il primo ventennio di attività scientifica dell’esperimento Virgo (con videomessaggio della ministra Anna Maria Bernini, ospite d’onore lo scienziato Giorgio Parisi, l’ultimo dei premi Nobel made in Italy).
Qui c’è uno dei tre rivelatori al mondo in grado di osservare le onde gravitazionali ma è l’unico a essere posizionato in Europa: l’ha costruito l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), realtà di punta della ricerca scientifica italiana, in collaborazione con l’analogo istituto olandese e con il principale centro di ricerca scientifica pubblica francese (Cnrs). Sotto i riflettori, come viene spiegato, sono «le oscillazioni dello spazio-tempo previste da Albert Einstein più di un secolo fa e osservate per la prima volta nel 2015». Da aggiungere che queste onde «sono generate da violenti eventi cosmici, come la fusione di buchi neri e di stelle o le esplosioni di supernovae». Tutti eventi che occorre saper intercettare grazie a “antenne” estremamente sensibili nell’osservazione di tali onde gravitazionali: il centro nella campagna pisana e livornese è «uno dei tre più grandi e sensibili rivelatori che esistano al mondo». Adesso Virgo vede la collaborazione di oltre 900 persone provenienti da 164 istituzioni di venti Paesi diversi, soprattutto europei.
«Con il suo contributo alla prima osservazione nel 2015 e poi alla straordinaria rivelazione della fusione di due stelle di neutroni nel 2017, – viene sottolineato dal quartier generale dell’infrastruttura di ricerca – assieme ai due rivelatori statunitensi, Virgo è stato nell’ultimo decennio protagonista di una vera e propria rivoluzione del nostro modo di osservare l’universo, inaugurando la cosiddetta astronomia multi messaggera». Per il direttore di questa infrastruttura scientifica, Massimo Carpinelli, le osservazioni compiute da Virgo e dai suoi “cugini” americani, hanno «rivoluzionato il nostro modo di studiare l’Universo e i fenomeni cosmici più estremi»: e, incredibilmente ce l’hanno fatta «in appena vent’anni di attività scientifica, e a meno di 10 anni dalla scoperta delle onde gravitazionali».
A dire il vero l’anniversario dei vent’anni di vita è del tutto simbolico perché ce ne sono almeno altri venti in cui gli scienziati Adalberto Giazotto e Alain Brillet, padri scientifici di questa grande infrastruttura di ricerca, hanno preparato il terreno di una “mission impossible”: come rilevare le onde gravitazionali. In effetti, risale alla metà degli anni ’80 l’incontro romano in cui i due hanno condiviso quel che stavano studiando (da un lato, il superattenuatore e, dall’altro, un nuovo laser a stato solido).
In occasione della cerimonia per l’anniversario il pool di plenipotenziari dei governi coinvolti hanno avuto un importante faccia a faccia del “Board of Governmental Representatives” (Bgr). Obiettivo: discutere dei prossimi passi di questa rivoluzione scientifica, che punta alla realizzazione di una infrastruttura ancora più avanzata con il futuro Einstein Telescope (Et). L’Italia si è fatta avanti con la propria candidatura indicando una localizzazione in Sardegna. Occhi puntati sul fatto che la leadership che l’Europa ha nel campo dell’astronomia gravitazionale e che ora va mantenuta «con la realizzazione di un rivelatore di onde gravitazionali di terza generazione in Europa: l’Einstein Telescope».
A questi nomi se ne potrebbe aggiungere un altro, quello del sindaco cascinese Carlo Cacciamano, che tanti anni fa alla guida della sua amministrazione aveva portato l’idea di puntare sull’ “economia delle intelligenze”. E dunque ci aveva messo la faccia quando in quel “coso” non ci credeva nessuno, anzi la popolazione era impaurita perché temeva per la fertilità dei campi
Cacciamano aveva guardato alle intelligenze dell’università e alle imprese più innovative quando si era lambiccato il cervello per dare un futuro all’ex distilleria in cui giocava da bambino. L’aveva fatto anche in un’altra vicenda, perfino più ambiziosa: l’interferometro di Virgo, una enorme apparecchiatura acchiappa-onde gravitazionali con due braccia ad angolo retto distese per chilometri in mezzo al nulla della campagna. Non ci credeva nessuno, anzi c’erano resistenze da parte della popolazione locale perché non si capiva bene se quel “coso” gigantesco avrebbe danneggiato l’agricoltura o comunque reso più complicato il lavoro nei campi. E se sono i governi di Italia e Francia a tirar fuori i 200 miliardi di vecchie lire per realizzare l’interferometro acchiappa-onde gravitazionali, era stato quel sindaco di provincia a parlare di persona con i dubbiosi uno per uno. Del resto, il nostro “petrolio” non sta nell’ “economia delle intelligenze”?