La costa toscana perde abitanti
LIVORNO – L’ultima conferma arriva dal report demografico messo nero su bianco dal centro studi della Camera di Commercio: nella “fotografia” statistica che riguarda gli ultimi dati disponibili, quelli al Capodanno 2024, la fascia costiera della Toscana rispetto a dodici mesi prima ha perso per strada 4.590 abitanti. Il doppio rispetto alle province delle aree interne (2.362). Anzi, in proporzione al numero di residenti il calo è praticamente il triplo.
La flessione più forte, in rapporto alla popolazione, è concentrata proprio in quattro delle cinque realtà costiere: a cominciare da Livorno, che in appena un anno vede sparire 1.464 abitanti. Nemmeno l’afflusso di 16mila migranti compensa il crollo verticale delle nascite e l’impennata della differenza fra bebè e defunti. Ai primi quattro posti nel saldo negativo fra nati e morti, ecco quattro territori della costa toscana: Massa Carrara (meno 9,3%), Grosseto (meno 8,5), Livorno (meno 7,7%), Lucca (meno 7,3%). In questa zona è come se in soli 365 giorni si fosse cancellato un abitante ogni 13. Con qualche rimbussolamento, la stessa cosa vale anche se mettiamo nel conto pure la presenza di migranti: in questa graduatoria del calo demografico, le prime quattro province tornano a essere Grosseto, Livorno, Massa Carrara e Lucca. Unica eccezione è Pisa: insieme a Prato è la sola a incrementare il numero di abitanti (anche se nell’uno come nell’altro caso solo per via del flusso migratorio). L’abbiamo considerata nella Toscana costiera, ma è la meno costiera fra le province della metà occidentale della Toscana: solo 22,4 chilometri di costa sui 633 di tutta la regione.
Non è affatto vero che questa sia solo una curiosità demografica: meno abitanti significa mercato più ristretti, in genere meno dinamismo imprenditoriale e meno forza lavoro. Vale per l’oggi ma soprattutto per il domani: significa avere una dotazione più gracile della “materia prima” più complicata, il capitale umano.
Ma è un fenomeno che arriva da lontano, ormai sembra essersi calcificato nelle dinamiche di sviluppo della Toscana: l’avvisaglia l’avevano individuata due geografi di rango dell’Università di Pisa, Berardo Cori e Michela Lazzeroni, che nel ’95 pubblicano una ricerca che aiuta ad aprire gli occhi su qualcosa che sembra controintuitivo rispetto all’esperienza di una costa presa d’assalto. In realtà, la forte differenza di velocità fra la Toscana costiera e quella dell’entroterra la conferma anche uno sguardo su scala ventennale: rispetto al censimento 2001 le cinque province dell’interno aumentano del 6,2% il numero degli abitanti, quelle lungo la costa arrivano a malapena a un terzo di tale percentuale. Non solo: tanto Livorno così come Massa Carrara sono le due che già da tempo vedono restringersi la propria dimensione demografica.
Il numero degli abitanti non è un “termometro” di crisi pronto uso come il Pil, il tasso di disoccupazione, il numero dei protesti o dei fallimenti, la chiusura delle imprese. E tuttavia diventa un indicatore ancor più pesante e chiaro: meno energie umane per contrastare il declino.
Mauro Zucchelli