Parità di genere, la Camera di Commercio ottiene la certificazione
Breda: orgoglioso di questo risultato, è un punto di partenza per migliorare

Da sinistra il segretario generale della Cciaa Pierluigi Giuntoli, il presidente della Cciaa Riccardo Breda, la senatrice Simona Petrucci, la consigliera nazionale di parità Filomena D’Antini e il presidente di Unioncamere Andrea Prete.
LIVORNO. La Camera di commercio della Maremma e del Tirreno ce l’ha fatta: ha ottenuto la certificazione della parità di genere. Ne dà notizia l’istituzione camerale delle province di Grosseto e Livorno sottolineando di essere «la prima Camera di commercio in Toscana e fra i primi enti pubblici della regione certificati con il nuovo sistema».
Questa certificazione (Uni/PdR 125:2022) – viene spiegato – è stata introdotta dal Pnrr per «promuovere maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro, incentivare ad adottare policy adeguate, assicurare una maggiore qualità del lavoro femminile, promuovendo la trasparenza sui processi lavorativi, riducendo il divario retributivo di genere, aumentando le opportunità di crescita e tutelando la maternità».
L’ente camerale tiene a ribadire l’importanza del traguardo raggiunto e rimarca che il proprio impegno in questo campo è stato messo in evidenza in un incontro al Senato come «buona pratica per la diffusione delle pari opportunità nella pubblica amministrazione». Al centro dell’incontro a Roma nella Sala Caduti di Nassiriya di Palazzo Madama sono la senatrice Simona Petrucci, il presidente della Camera di commercio Riccardo Breda insieme al segretario generale Pierluigi Giuntoli, il presidente di Unioncamere Andrea Prete e la Consigliera nazionale di Parità Filomena D’Antini.
Breda ribadisce la rilevanza del risultati e spiega che esso «certifica a tutti gli effetti le azioni messe in campo dall’ente per la parità e per ridurre il divario di genere, che ancora permane». Il presidente dell’ente camerale si dice «orgoglioso di questo successo», avvertendo però che lo ritiene «non un traguardo ma un punto di partenza per continuare a lavorare, perché è un riconoscimento ufficiale, intrapreso su base volontaria». In questo modo si sancisce «l’impegno concreto della Camera alla rimozione degli ostacoli alla piena attuazione delle pari opportunità: il nostro percorso può essere un modello per altri enti pubblici e per le aziende». E aggiunge: «La certificazione nasce proprio per accompagnare ed incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere per la crescita professionale delle donne e per questo vogliamo essere d’esempio e da stimolo alle pubbliche amministrazioni e al tessuto imprenditoriale».
Le politiche della Camera di Commercio per la parità «hanno soddisfatto tutti i requisiti richiesti per ottenere la certificazione e sono declinate in varie azioni sia esterne che interne», afferma Giuntoli. Quali azioni? «Tra queste vi sono la formazione specifica del personale, policy per la parità relative a gestione della carriera, equità salariale, genitorialità e cura, conciliazione dei tempi vita-lavoro come il lavoro agile, il part time, il benessere organizzativo, un programma di welfare e attività di prevenzione di ogni forma di abuso fisico, verbale, digitale sui luoghi di lavoro».
Oltre a promuovere eventi sulla parità anche per le classi degli istituti superiori e azioni di “advocacy”, sul fronte delle imprese la Camera di Commercio rende noto di aver previsto «specifici incentivi premianti nei suoi bandi» rivolti alle aziende. Scopo: promuovere la parità di genere e l’imprenditorialità femminile, sostenendo le donne imprenditrici e l’adozione di standard di genere. Da ricordare che nei bandi «vengono assegnati punteggi aggiuntivi alle imprese femminili e a quelle in possesso della certificazione».
La senatrice Petrucci si è congratulata con l’ente camerale per l’ottenimento della certificazione: «La parità è un obiettivo fondamentale per una società che si definisce moderna e civile. È un valore non solo sociale, ma anche professionale ed economico: non può però ridursi alla semplice applicazione di quote rosa, strumento che rischia di mortificare la meritocrazia». La vera parità di genere si fonda su un principio: donne e uomini devono partire dalla stessa base, dice la parlamentare. «Non si tratta di fare favori alle donne, ma – rincara – di garantire che esse possano emergere in ogni campo grazie alle loro capacità, senza essere giudicate per il semplice fatto di essere donne».
La certificazione della parità di genere, così come è stata impostata in Italia, viene considerata «come un unicum al mondo», parola del presidente di Unioncamere. Per Andrea Prete il sistema camerale è «particolarmente contento» di poter contribuire alla diffusione di questo strumento: incentiva «un percorso di maggior consapevolezza e di miglioramento organizzativo in tutte le organizzazioni, pubbliche e private, che lo adottano».
La consigliera D’Antini l’ha puntualizzato senza giri di parole: «Il lavoro e l’autonomia economica sono le principali armi contro la violenza sulle donne. L’indipendenza economica, oltre ad essere una condizione materiale oggettiva che permette il proprio mantenimento, favorisce anche l’autodeterminazione e fornisce alle donne quella maggiore consapevolezza e fiducia in sé che consentono loro di facilitare moltissimo la fuoriuscita da situazioni e legami insani e potenzialmente pericolosi».