Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti
RICERCA

Salviamo dall’estinzione gli animali, ma quelli “brutti” no…

Lo zoologo Cannicci: fuori dai finanziamenti il 94% delle specie a rischio

FIRENZE. No, non l’ha azzeccata Lucio Corsi che dal palco di Sanremo canta (con “Volevo essere un duro”) la rivincita di quelli che non ci stanno a fare gli ultra-fighi e i prepotenti dallo sguardo assassino. Nell’eterno duello fra pupe e secchioni (o anche fra tronisti e scienziate) la spuntano le pupe (e i tronisti). Se avete qualche speranza che la storia possa finire diversamente, conviene che diate un’occhiata all’indagine che una équipe di ricercatori dell’Università di Firenze ha condotto in tandem con i loro colleghi dell’ateneo di Hong Kong. Protagonisti del primo studio internazionale di questo tipo, hanno dimostrato che anche nel regno animale sono i “belli” a catturare le attenzioni.

«I finanziamenti mondiali per la conservazione della biodiversità animale e vegetale sono indirizzati solo ad un piccolo numero di grandi specie»: quelle più “fotogeniche”, in un certo qual senso. Al contrario, «quasi il 94% delle specie a diretto rischio di estinzione non ha ricevuto alcun sostegno». In concreto: l’attenzione nella assegnazione dei finanziamenti privilegia «gli animali più iconici come gli elefanti o le tartarughe marine», invece a farne le spese sono «specie fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi, tra cui anfibi, invertebrati, piante e funghi». Tanto magnifici e suggestivi gli uni quanto minuscoli, “antipatici” e “bruttini” gli altri…

Beninteso, non stiamo parlando di una battuta in un talk show. Lo studio ha un alto rigore scientifico ed è stato pubblicato su “Proceedings of the National Academy of Sciences” (Pnas): ne dà notizia Unifi-magazine, denunciando «una distribuzione squilibrata dei fondi globali, sia pubblici che privati».

Lo zoologo Stefano Cannicci, docente dell’università fiorentina, racconta che il team di ricerca ha passato ai raggi x «14.566 progetti di conservazione che abbracciano un periodo di 25 anni, dal 1992 al 2016»: un quarto di secolo di scelte di studiosi e istituzioni accademiche mettendo a paragone «l’importo dei finanziamenti per specie con il loro status nella “lista rossa” delle specie minacciate stilata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn), istituzione che valuta i livelli di rischio di estinzione e di cui faccio parte».

Il criterio di analisi, per disegnare l’identikit dello sforzo mondiale di conservazione delle specie e degli ambienti, ha spostato la mira. Anziché contare il numero di articoli pubblicati, si è prestata attenzione alla destinazione dei fondi: l’82,9% è stato destinato a vertebrati mentre invece piante e invertebrati non hanno avuto se non il 6,6% ciascuno. Quanto a funghi e alghe, hanno dovuto accontentarsi di neanche lo 0,2% per ciascuna delle specie”.

Non è tutto: i mammiferi di grossa taglia rappresentano «solo un terzo dei mammiferi minacciati» secondo l’Iucn, ma hanno fatto man bassa ottenendo «l’86% dei finanziamenti».

Un anfibio della specie boophis bommersae betampona

Cannicci ricorda che «tra i vertebrati più a rischio di estinzione ci sono gli anfibi (salamandre e rane)» eppure non arrivano al 2% del totale dei fondi. Da tradurre così: «In generale, gli animali che noi consideriamo “brutti” o pericolosi (pipistrelli, serpenti, lucertole, e moltissimi insetti escluse le farfalle) sono scarsissimamente finanziati in termine di conservazione».

Non è una questione secondaria: «Investire i fondi sulla conservazione di poche specie – spiega lo zoologo dell’ateneo fiorentino – non preserva gli ecosistemi che li supportano: che senso ha conservare un animale ma non gli animali o le piante che mangiano?». Cannicci spiega che nella tutela della biodiversità gli autori dello studio propongono che siano «destinate complessivamente più risorse alla conservazione», ma anche che «le organizzazioni governative e non governative lavorino per riallineare, sulla base delle conoscenze scientifiche, le priorità di finanziamento verso le specie a reale rischio di estinzione e attualmente trascurate».

Pubblicato il
24 Marzo 2025
Ultima modifica
25 Marzo 2025 - ora: 03:09

Potrebbe interessarti

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora