Come “inventare” la giurisprudenza nello spazio cosmico: l’università di Pisa capofila
PISA. Se a Pisa si scontrano due auto sul lungarno lo sappiamo come capire chi ha la precedenza: ma se un satellite ne tampona un altro in orbita a 500 chilometri dalla terra? Se un tizio vuole impiantare una fabbrica di scarpe o un campo di baccelli a due passi da Riglione, bisogna guardare se le carte del catasto e quelle del piano regolatore glielo consentono: ma se pensa di sfruttare dal punto di vista commerciale la luna? Se un tale vuol estrarre tufo dal monte Serra, si guarda se la pianificazione dell’uso del territorio lo permette: ma se vuol prendersi terre rare e minerali dagli asteroidi? Gli interrogativi potrebbero essere mille o forse milioni: anche perché già è difficile – e ora più che mai – far rispettare le regole in questo mappamondo di territori conosciuti, figuriamoci là dove non c’è nessuna regola: lo spazio rischia di essere il nuovo Far West.
Il diritto scopre una nuova frontiera inesplorata: questa “terra incognita” è sotto i riflettori di Euspil (Eu Space Policy, International Law and Sustainability): è il progetto Jean Monnet sulla politica spaziale dell’Unione Europea. Lo guida una prof dell’università di Pisa: Claudia Cinelli, docente di Diritto internazionale del Dipartimento di scienze politiche.
«Con l’aumento esponenziale di satelliti e missioni spaziali, l’importanza di un solido quadro normativo per le attività oltre l’atmosfera terrestre non è mai stata così centrale», spiega la studiosa sottolineando che è indispensabile scongiurare che nello spazio trionfi il caos e si imponga semplicemente la legge del più forte. O ci si riesce o si corre il pericolo che saltino la cooperazione internazionale e la sostenibilità per le generazioni future. Non è tutto: per Cinelli l’Unione europea può «giocare un ruolo di guida per garantire standard condivisi e tutelare l’uso pacifico dello spazio».
Attualmente – viene fatto rilevare – il diritto dello spazio extra-atmosferico si basa su un trattato del ’67 (Outer Space Treaty) aggiornato poi nel ’72 da convenzioni come quella sulla responsabilità internazionale per i danni causati da oggetti spaziali. Solo che a questo punto «la rapida evoluzione delle tecnologie e l’ingresso massiccio di attori privati (incluse le cosiddette “mega-costellazioni”)» pongono di fronte a «nuovi problemi che gli strumenti normativi vigenti non affrontano in modo dettagliato».
L’Università di Pisa – viene ribadito dall’ateneo – sarà tra le prime università italiane ad «offrire un insegnamento per gli studenti magistrali interamente dedicato al diritto internazionale e dell’Ue in materia di spazio, insieme a un ciclo di seminari aperti anche agli studenti di dottorato». A cominciare dal prossimo anno accademico il Dipartimento di scienze politiche attiverà inoltre l’insegnamento in inglese “International Law, Outer Space and European Union”. La referente sarà la stessa Claudia Cinelli.
È da ricordare che nel 2022 come nell’anno successivo la professoressa è stata anche capofila del progetto internazionale “Advancing Responsible State Behavior in Outer Space”, finanziato dal Massachusetts Institute of Technology – Italy Università di Pisa Seed Fund. Del resto, la sua passione per questa nuova dimensione della giurisprudenza si riflette inoltre nella monografia dal titolo “Il diritto degli spazi internazionali, inclusi lo spazio extra-atmosferico” del 2020.
Gli altri docenti dell’Università di Pisa impegnati nel progetto sono Giovanni Federico Gronchi (Dipartimento di matematica), Simone Marinai (Dipartimento di giurisprudenza) e Simone Paoli e Sara Poli (entrambi del Dipartimento di scienze politiche).
Il progetto Euspil si propone di esplorare questa “zona grigia” tenendo il focus sulla prospettiva europea. Con un obiettivo: formare una «nuova generazione di professionisti specializzati negli affari spaziali» e di consolidare «una rete di giuristi, policy-maker, autorità regolatorie e agenzie spaziali» per garantire che l’ultima frontiera rimanga «un luogo di cooperazione pacifica, senza trasformarsi in un nuovo terreno di scontro o di sfruttamento indiscriminato».