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PRESSING SUL GOVERNO

Hapag all’attacco sul rebus concessione a Genova

l colosso tedesco rivendica il peso come cliente numero uno

GENOVA. “Abbiamo bisogno di certezze e affidabilità per continuare a investire e far crescere il nostro business in Italia. Non possiamo portare avanti i piani se ci troviamo di fronte a una concessione che – al di fuori del nostro controllo – viene improvvisamente considerata in scadenza alla fine del prossimo giugno, trentuno anni prima di quella data originaria del 2056 che ha giustificato il nostro investimento nel terminal del Porto di Genova”. Parole e musica di Hapag-Lloyd, il gigante tedesco che da solo vale la quinta flotta al mondo nel settore container e ora in Gemini è alleato a un colosso come Maersk che è ancor più colosso di lui. È con questa fisionomia che, pur senza strillare in modo sguaiato, mostra la sua prestanza economica. Come se non bastasse, aggiunge di avere “un ruolo consolidato come primo cliente container del porto di Genova e secondo cliente dell’intero sistema portuale nazionale”, e dunque di esser “fortemente legata al mercato italiano”. Oltre ad avere in Italia una presenza aziendale “con oltre 500 dipendenti, il 90% dei quali con base a Genova”. C’è dell’altro: la metropoli ligure “rappresenta una sede strategica per il gruppo fin dagli anni ’90 e, da quasi sei anni, la “capitale” della Regione Sud Europa, che supervisiona l’intera area del Mediterraneo per la compagnia di trasporto container”.

Hapag-Lloyd tiene a presentarsi come “gruppo tedesco di spedizioni e logistica quotato in borsa, con azionisti quali Kuhne Maritime, Csav (Compañia Sudamericana de Vapores), Qatar Holding, il Public Investment Fund e la Città di Amburgo” e sottolinea di figurare “tra i principali investitori internazionali che hanno scelto (e sono pronti a rinnovare) la propria fiducia nell’Italia”.

In particolare, gli investimenti (“diverse centinaia di milioni di euro”) hanno riguardato il porto di Genova, “anche in vista di grandi progetti infrastrutturali come la Diga Foranea e il Terzo Valico Ferroviario”. Il tutto – ed è  qui che casca l’asino – “sulla base di una concessione inizialmente valida fino al 2056”: quanto basta perché il gruppo tedesco sentisse di poter confidare in “una collaborazione stabile, affidabile, improntata alla fiducia e trasparente con le autorità italiane e su un quadro normativo chiaro”. Invece poi il rischio di cui si è  detto: ritrovarsi con un pugno di mosche in mano, proprio mentre la compagnia intitola la sua nuova nave più iconica alla città della Lanterna (qui il link all’ articolo della Gazzetta Marittima in cui si parla del “Genova Express”).

Hapag Lloyd ne parla dal proprio punto di vista come di una sorta di fulmine a ciel sereno. A dar credito al giornale online genovese “Shipping Italy”, invece, c’era dietro un contenzioso in pieno svolgimento “noto a chiunque quando Hapag Lloyd rilevò il 49% di Genoa Port Terminal (Gpt)”. Suona dunque come un aut aut al governo – si afferma – quel che il gruppo armatoriale-logistico di Amburgo dice ora, dopo che è  stato espunto  dal Decreto infrastrutture appena approvato dal governo “la norma che avrebbe dovuto incidere, nell’idea del ministero delle infrastrutture e dei trasporti (confrontatosi coi vertici Hapag a inizio aprile), sul processo di ricusazione della sentenza con cui il Consiglio di Stato a ottobre ha annullato la concessione di Gpt (51% Spinelli, 49% Hapag Lloyd come detto) nel porto di Genova”.

Ma torniamo a cosa dice Hapag-Lloyd, che ricorda “i livelli occupazionali raddoppiati dal 2018” e rimarca di essersi “assunta la responsabilità diretta di altri 700 lavoratori nel terminal portuale e nella logistica interconnessa”. Ebbene, al tirar delle somme, oggi Hapag-Lloyd Italia si dice “pronta a riaffermare le nostre scelte strategiche: proprio per questo cerchiamo il massimo livello di trasparenza nei rapporti con le istituzioni, come parte del nostro diritto e dovere di tutelare i nostri investimenti e, per estensione, i nostri azionisti”. Aggiungendo infine una nota di ottimismo: con “la nostra flotta di circa 300 navi e il coinvolgimento nella cooperazione Gemini”, il gruppo tedesco sottolinea di voler confidare “nell’eccellente collaborazione in corso con il governo italiano, come base per superare i fraintendimenti, riattivare la concessione e porre le premesse per lo sviluppo del traffico attraverso Genova nonché per la crescita dell’occupazione”. E ora la palla ritorna nel campo del governo, in particolare del ministero del vicepremier Matteo Salvini.

Pubblicato il
23 Maggio 2025

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