“Amerigo Vespucci, orgoglio italiano” – Un volume celebra la leggendaria nave scuola
A bordo della Vespucci presentata l’opera di Bettini: storia, immagini e orgoglio del mare italiano

Nella foto (di Arrighi): L’ammiraglio Bettini durante la presentazione nel quadrato del Vespucci
Livorno. Uno splendido e ricco volume edito nella collana Scripta Manent: e bisognerebbe subito commentare con l’altra allocuzione latina, nomen omen. Perché al prestigio della collana, sia per gli autori selezionati sia per i temi, si aggiunge quello di un tema caro a tutti gli appassionati del mare, la nave scuola della Marina Militare Amerigo Vespucci, al termine della sua crociere addestrati e dimostrativa intorno al mondo.
Nel quadrato ufficiali del Vespucci, venerdì scorso l’opera “Amerigo Vespucci, orgoglio italiano” è stata presentata dal curatore ed autore dei testi, l’ammiraglio di squadra (r) Cristiano Bettini, presenti un selezionato parterre di alti ufficiali, tra i quali alcuni ex comandanti della nave e lo stesso comandante attuale, il capitano di vascello Francesco Lai.
Hanno infine presenziato, con brevi saluti, il presidente di Scripta Maneant Giorgio Armaroli e il suo direttore editoriale Federico Ferrari.
Libro di grande prestigio, è bene ripeterlo: edizione di lusso cartonata, oltre 150 foto a colori in pagina intera su aspetti della vita di bordo, dettagli tecnici e particolari costruttivi, il tutto abbinato – per gli appassionati – all’opzione di una medaglia commemorativa del giro del mondo, edizione anch’essa preziosa, in argento placcato oro.
Ma se le immagini rendono visivamente il Vespucci anche nei dettagli meno noti, la sua anima e la storia della sua genesi, delle sue capacità nautiche e dei parametri delle prestazioni alla vela, sono magistralmente spiegate dal testo curato, come già detto, da Cristiano Bettini.
Che a su volta, come velico appassionato, scrittore di mare e tecnico approfondito di costruzioni navali antiche e moderne, meriterebbe come il Vespucci un’intera biografia professionale. La capacità delle sue pagine è di condurre per mano, in modo piano ma rigoroso, anche il meno esperto nella storia tecnica della progettazione della bella nave, raccontando gli influssi della scuola professionale francese, fino all’800 la migliore del mondo peri vascelli, incrociati con le esigenze della rilanciata marineria del regno delle due Sicilia. Una storia affascinante. Com’è affascinante la parte destinata a spiegare le prestazioni veliche, tutt’altro che modeste per una nave a prevalenti vele quadre, il perché di un apparato motore diesel-elettrico già dai primordi, gli impegni e le fatiche imposte dall’esperto equipaggio ai “pivoli”, cioè agli allievi ancora da sbozzolare.
La prolusione di Bettini è stata seguita da un dibattito, nel corso del quale il comandante Lai ha anche sottolineato la missione della nave di trasformare giovanissimi ragazze e ragazzi, arrivati a bordo ancora con la cultura dell’individualismo da cellulare, in gruppo coeso cooperativo, capace davvero di spirito di corpo e di reciproco impegno.
(A.F.)