«Porti nordeuropei in tilt, che opportunità per noi: guai se restiamo al blabla»
Pessina: ora tocca a noi, non buttiamo al vento la grande occasione

Paolo Pessina, presidente di Federagenti
ROMA. Il primo tassello del mosaico: il «minuetto sui dazi». Il secondo tassello: l’ondata di calore e quindi i problemi di siccità che «rischiano di condizionare la navigabilità delle più importanti vie d’acqua europee». Il terzo: «un aumento record delle esportazioni dall’Asia all’Europa con parziale dirottamento di flussi che prima erano destinati ai porti americani». Paolo Pessina, numero uno di Federagenti, indica questo scenario come il quadro di riferimento: «Non si può ancora parlare di crisi, ma di certo il sistema logistico nordeuropeo, che fa perno su porti come Rotterdam, Amburgo, Anversa, è sotto stress, con ormai un evidente contrazione dei livelli di efficienza, fenomeno di congestionamento, attese anche per le grandi navi oceaniche». Come dire: è una situazione che «ha precedenti durante la crisi causata dal Covid e quindi con la brusca diminuzione del pescaggio di fiumi come il Reno e l’Elba». Perché Pessina torna su quest’argomento? È per sottolineare che tutto questo «schiude una opportunità insperata per i porti del Mediterraneo e italiani in particolare».
A giudizio del presidente di Federagenti, stiamo parlando di «un’opportunità unica che potrebbe consolidarsi con il ritorno in piena operatività di Suez oltre che ovviamente con un processo di pacificazione nelle aree travolte dalle crisi geo-politiche in atto». Dentro questo quadro di riferimento – afferma ancora il presidente di Federagenti – «speriamo, come spesso accaduto in passato, di non farci male da soli».
I porti hanno bisogno di governance efficiente subito, parola di Pessina: insiste anche sul fatto che il sistema logistico ha necessità di «un abbattimento dei vincoli burocratici, anche utilizzando l’arma dei decreti e persino delle circolari amministrative». Per Federagenti la portualità made in Italy «non può permettersi il lusso di attendere i tempi comunque lunghi di una riforma dei porti: dobbiamo essere efficienti subito – torna a ripetere – anche per porre le basi di un utilizzo economicamente vantaggioso delle nuove infrastrutture in costruzione, man mano che entreranno in servizio, dalla diga al terzo valico, superando anche ogni esitazione relativa ai nodi autostradali da sciogliere subito nell’ottica del fare».
Tutti i grandi poli nordeuropei sono saturi, afferma il leader di Federagenti («peggio che durante la congestione da Covid»): le chiatte container subiscono a Rotterdam «ritardi di 77 ore prima di poter imbarcare» e le grandi industrie che da anni hanno ridotto le scorte a magazzino «rischiano di bloccare la produzione a causa di un sistema logistico globale che batte in testa». Se non ora, quando? Pessina cita il celebre titolo di Primo Levi per sottolineare: «Quando far valere i tre giorni di navigazione in più fra Mediterraneo e Nord Europa, quando far valere lo spostamento a sud del baricentro dei traffici in Europa? Se perderemo questa sfida, – è questo il suo ragionamento – la colpa sarà solo nostra, dei dibattiti interminabili sulle scelte dei presidenti dei porti, di una riforma che non si fa, di procedure burocratiche e doganali che tutti sono d’accordo di azzerare, ma nessuno compie mosse concrete».