L’economia è sospesa nel limbo: eppur si muove…
Lo slalom fra i dazi di Trump, il post-Covid e le sfide tech: con qualche dato che non ti aspetteresti
LIVORNO. «Io era tra color che son sospesi». Curioso che, per misurare lo stato di salute dell’economia locale, i ricercatori del centro studi della Camera di commercio della Maremma e del Tirreno scelgano di partire da Dante Alighieri anziché da un bel diagramma di Pareto e via ruzzolando fra numeri, “torte” 3D e grafici a dispersione. Lo fanno per valide ragioni: a cominciare dal fatto che siamo nel regno dello “zero virgola” e dunque basterebbe un niente per passare da un «andamento in territorio positivo» a una «crescita zero» o, peggio, a una «fase con segno “meno”». Ma allora, per dispiegare il potenziale della suggestione, vale la pena di sottolineare che siamo nel secondo canto dell’Inferno, Dante è nel Limbo e non ha ancora visto nulla di quel Viaggio che deve ancora cominciare: è un po’ così anche per noi. Al pari di quella parte di Novecento che certa storiografia considera all’insegna di un’unica guerra mondiale dal 1914 al ’45, anche noi siamo dal 2008, anno choc per il tracollo della finanza internazionale (non solo Lehman Brothers) dal quale non ci siamo ben rialzati senza precipitare prima nella crisi climatica, poi Covid e nel tracollo delle catene logistiche planetare, poi le guerre e i contraccolpi sul prezzo dell’energia e sull’ordine mondiale, infine Trump e il terremoto dei dazi. Quanto basta per chiedersi: e ora da dove arriverà il prossimo “cigno nero”?
La “Giornata dell’economia” va in scena nel quartier generale della Camera di Commercio, nel seicentesco Palazzo della Dogana a Livorno, officiante il presidente camerale Riccardo Breda. Con lui: il sindaco livornese Luca Salvetti e il direttore generale di Infocamere, Paolo Ghezzi; l’assessore regionale Leonardo Marras e il commissario dell’Authority di Livorno-Piombino, Davide Gariglio. Dei loro interventi parliamo a parte.
Per disegnare l’identikit di questo periodo di incertezza il presidente camerale Breda prende spunto proprio da Dante: «Il sistema territoriale galleggia in attesa di un cambiamento: come le anime nel Limbo non subiscono pene ma nemmeno godono della beatitudine». Ma con una sottolineatura non solo pessimistica: «Benché quasi tutti i settori economici navighino a vista e ondeggino nel mare apparentemente poco agitato dello “zero virgola”, le nostre imprese hanno dimostrato una notevole resilienza». Aggiungendo poi: «La sfida è ora quella di agire invece di reagire».
La grandinata di cifre messe in fila dal centro studi Cciaa non sono un esercizio di stile. Dietro la geometrica potenza della statistica, c’è un paradosso che ben illustra Paolo Ghezzi, direttore di Infocamere: «La pubblica amministrazione è la più gigantesca fabbrica di dati e al tempo stesso quella che li utilizza di meno». Ma dalle forze dell’ordine arriva un esempio: se ne servono per creare “mappe” da utilizzare nelle indagini puntuali, quante imprese che hanno ricavi ma costi improponibili, quante hanno amministratori incredibilmente anziani o decisamente troppo giovani per non dare nell’occhio…
L’economista Federico Doretti, responsabile del centro studi dell’ente camerale, lascia Dante per affidarsi alla frase celebre di un altro grande toscano, anzi pisano: «E pur si muove» (cit. Galileo Galilei, forse nel momento stesso dell’abiura). Dietro c’è un mix di ragioni:
- cresce la percentuale di imprese che assumono, anche se complessivamente assumono meno (colpa dell’incertezza)
- aumenta la quota delle imprese che investono nella trasformazione digitale e nella transizione “verde”
- le aziende sono «sono sempre più grandi e più longeve» per via della maggior resilienza che scaturisce da «processi di ristrutturazione, innovazione e continuo adattamento».

La presentazione del report alla Camera di Commercio. Da sinistra: Davide Gariglio (commissario dell’Authority di Livorno-Piombino), Federico Doretti (responsabile del centro studi Cciaa), Riccardo Breda (presidente della Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno), Raffaella Antonini (economista del centro studi), Leonardo Marras (assessore regionale)
Rallenta la voglia d’impresa. Solo costruzioni e turismo mostrano «un buon incremento tendenziale», commercio e manifatturiero proprio no. È in atto un depauperamento del tessuto economico che fa diminuire il numero delle imprese e, siccome l’invecchiamento galoppa inesorabile, è difficile vedere segnali di inversione di tendenza: tutt’al più si può dire che nei territori della Camera di Commercio – le province di Livorno e Grosseto – la diminuzione è più lenta che nel resto della Toscana (meno 1,8% fra fine 2020 e fine 2024, a livello regionale il calo arriva è di quasi cinque punti). Certo che nell’anagrafe delle ditte crescono «ormai da tempo solo quelle straniere, mentre le giovanili sono sempre meno numerose».
Ma aumentano le ditte artigiane. In controtendenza rispetto a quanto avviene su scala regionale (meno 4%) e nazionale (meno 3%), fra la raffineria di Stagno e le spiagge di Capalbio negli ultimi cinque anni le imprese artigiane aumentano del 2%. È l’effetto dei bonus edilizi, dice Doretti: la crescita «è quasi interamente nel comparto delle costruzioni». Ma pesa anche il fatto che Livorno e soprattutto Grosseto hanno recuperato terreno rispetto alle altre zone della Toscana: in cinque di esse le imprese artigiane sono almeno il 25% del totale (e a Prato si sfiora il 30%), a Livorno poco più del 22%.
Commercio: crescita solo apparente. A guardare, di anno in anno, la variazione del valore delle vendite al dettaglio sembrerebbe di cogliere fra 2022 e 2024 un rallentamento sì ma comunque restando in crescita: trainata dall’alimentare (più 1,5% nel 2024 ma l’anno precedente era quasi al più 6%). Però le analisi del centro studi mostrano che è una illusione ottica: il segno “più” dipende dagli aumenti di prezzo perché se si guarda al volume si finisce in negativo. Quanto alla tipologia di commercio, tanto i negozi che le forme ambulanti – parole di Doretti – «sembrano ormai percorrere un sentiero di lento declino numerico». Fa accezione il commercio online: è ancora una nicchia ma in sette anni è aumentato quasi del 70%.
Cosa pesa sull’export. L’export manifatturiero locale «vale quasi 2 miliardi» con un calo di ben 19 punti percentuali, dice il report: colpa dell’andamento dei prodotti chimici (meno 22%), ai mezzi di trasporto (meno 30%) e al comparto della raffinazione (meno 74%, che deve fare i conti con la ristrutturazione dello stabilimento petrolchimico Eni). Qualcosa con il segno “più”? In crescita prodotti alimentari, bevande e tabacco (più 9,4%) e i metalli di base e prodotti in metallo (più 16%).

Dal report del centro studi della Camera di Commercio ecco la tabella relativa al flusso di import export fra la provincia di Livorno e gli Stati Uniti
Le merci sulla rotta per gli Usa di Trump. La decisione di dedicare un focus sul commercio con gli Usa dipende dal fatto che Livorno è il primo mercato per l’export. Cosa importiamo? Una quantità enorme di gas naturale, quasi solo quello: 841 milioni di euro (su un totale di 889 milioni). Del resto, dove sono due dei (pochi) rigassificatori del Bel Paese? Qui da noi: l’uno al largo di Livorno e l’altro nel porto di Piombino. Sul versante dell’export, invece articoli farmaceutici e medicinali (327 milioni di euro, quasi 5 punti in più, contro appena 31mila euro in import); prodotti alimentari e bevande (39 milioni di euro, con un incremento del 12,2%, a fronte di un import di neanche 290mila euro); metalli di base e prodotti in metallo (21 milioni di euro, in aumento di 15 punti, a confronto con un import di 3 milioni).
Il mercato del credito in fase di smarrimento. L’impennata dell’inflazione ha scosso una intera generazione nata da fine anni ’70 in poi e affacciatasi all’età adulta senza aver mai visto una inflazione oltre il 3% per un quarto di secolo (tranne il 2008). Dopo l’ottovolante nei 2022-2023 è tornata su livelli quasi normali ma è difficile che chi ha preso la sberla possa essere convinto che è tornato il bel tempo. In cifre: giù del 13% in provincia di Livorno gli investimenti in costruzioni, in calo del 7% gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto. Si fanno più rate (più 9%) per acquistare i beni durevoli, cala nettamente la propensione al risparmio (meno 10%) e diminuiscono di quasi cinque punti i finanziamenti oltre il breve termine. Come dire: voglia di rischiare mica tanta, meglio starsene belli coperti.
Intelligenza artificiale, questa (quasi) sconosciuta. La Camera di Commercio drizza le antenne per capire come aiutare le aziende a fare i conti con l’intelligenza artificiale fra i piedi. Benché l’indagine sia stata realizzata fra le imprese del Punto Impresa Digitale dell’ente camerale, cioè quelle già che perlomeno si pongono il problema, e per quanto sia «sicuramente in crescita», la diffusione dell’intelligenza artificiale nella galassia delle imprese è «ancora limitata»: nel 2024 è entrata a far parte del patrimonio tecnologico «solo del 6,1% delle imprese locali». Un po’ meno del 7,6% regionale e appena più della metà di quell’11,4% che rappresenta lo standard nazionale. Come se la cavano gli imprenditori? A malapena il 4,7% dice di averne una conoscenza elevata, meno della metà quantomeno media (46,7%) e «un quinto di esse hanno già avviato o stanno avviando progetti o investimenti collegati all’intelligenza artificiale». E soprattutto: per farne cosa? Il 26% – riassume Doretti – punta all’«automazione dei processi di marketing digitale, alla personalizzazione dell’esperienza del cliente, ai sistemi di analisi predittiva del comportamento dei consumatori e alla targhettizzazione avanzata della clientela». Una quota solo leggermente inferiore (21%) l’analisi dei documenti di testo e il trattamento del linguaggio scritto o parlato, oltre a un 19% interessato a algoritmi di “machine learning” e di intelligenza predittiva. Peraltro, un imprenditore su otto confessa di essere al buio.
Dopo lo scossone del Covid siamo tornati allo “zero virgola”. La quart’ultima slide mette in azzurrognolo e verdino il verdetto di Prometeia su quel che ci attenderà in fatto di valore aggiunto e ricchezza prodotta. Niente sconquassi, ma una «economia adagiata sullo “zero virgola”». In picchiata nell’annata della pandemia (meno 8%), con un prodigioso rimbalzo nell’anno seguente (più 10,7%) e un ottimo 2022 (più 6,4%): ma già da 2023 di nuovo il segno “meno” anche se d’una briciola di punto. Poi dallo scorso anno: più 0,5, poi più 0,7% come previsione tanto per quest’anno come per il prossimo e più 0,6% come pronostico per il 2027. Prometeia, guardando nella palla di vetro delle proprie stime, indica che l’industria nella provincia livornese resta al di sotto della linea di galleggiamento seppur di pochissimo anche quest’anno (dopo aver lasciato sul terreno quasi due punti e mezzo nel 2024) ma, udite udite, finalmente nel 2026 rialzerà la testa e metterà a segno una piccola crescita.
Mauro Zucchelli