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NUOVI CARBURANTI

Ecco i soldi per trasformare l’Eni di Livorno in bioraffineria

Dalla Bei un finanziamento per mezzo miliardo a 15 anni: c'è la firma

Da sinisra: Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Bei, e Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, alla firma del contratto di finanziamento per la bioraffineria di Livorno

LIVORNO. Una linea di finanziamento da mezzo miliardo di euro a 15 anni. Con un obiettivo: sostenere il passaggio dell’attuale raffineria Eni di Livorno che si convertirà in bioraffineria. Il contratto è fra la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la multinazionale italiana del “cane a sei zampe”, è stato sottoscritto nel quartier generale di Eni a San Donato Milanese, le firme sono quelle di Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Bei,  e di Claudio Descalzi, amministratore delegato del colosso tricolore dell’energia.

A renderlo noto è l’Eni, che ricorda come il proprio progetto relativamente allo stabilimento industriale di Stagno, all’estrema periferia nord di Livorno, abbia in preventivo la costruzione di «nuovi impianti per la produzione di biocarburanti idrogenati, incluso un’unità di pre-trattamento delle cariche biogeniche e un impianto “Ecofining” da 500mila tonnellate annue».

“Ecofining” è la tecnologia proprietaria grazie alla quale Enilive, braccio operativo di Eni sul fronte della  mobilità sostenibile, produce l’ “Hvo” (olio vegetale idrogenato). Si tratta di «un biocarburante da materie prime rinnovabili», secondo quanto indicato nell’euro-direttiva sulle energie rinnovabili: ad esempio, stiamo parlando degli oli da cottura e dei  residui dell’industria agroalimentare, come specificano da Eni, e «può essere sin da ora utilizzato in purezza dalle motorizzazioni validate e viene distribuito attraverso le infrastrutture già esistenti».

È quella livornese «la terza conversione di una raffineria in bioraffineria in Italia, dopo Venezia e Gela», precisa il numero uno di Eni. Lo ripete tenendo d’occhio il report sulle rinnovabili firmato dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) con tanto di previsioni da qui al 2028: si stima che su scala globale la domanda di biocarburanti idrogenati possa crescere del 65% in tale lasso di tempo.

La raffineria di Eni a Stagno, estrema peroferia nord di Livorno, in una panoramica dall’alto

A giudizio del gruppo petrolchimico in trasformazione, i biocarburanti “Hvo” hanno «un ruolo fondamentale perché possono dare un contributo immediato alla riduzione delle emissioni (calcolate lungo l’intera catena del valore) del settore dei trasporti non solo su strada, ma anche per il trasporto aereo, marittimo e ferroviario». La conversione del sito di Livorno – viene sottolineato – è «in linea con la strategia di Enilive di aumentare la produzione di biocarburanti a fronte dalla crescente domanda in Europa e in Italia», e questo vale tanto per «gli obiettivi di riduzione delle emissioni previsti dalla “Renewable Energy Directive” (Red III)» quanto per «gli obblighi di immissione al consumo di biocarburanti in purezza definiti dalla normativa italiana».

La bioraffineria di Livorno – viene messo in evidenza da Eni – sarà in grado di «trattare diversi tipi di cariche biogeniche, prevalentemente scarti e residui di origine vegetale, per produrre “Hvo” diesel, “Hvo” nafta e bio-Gpl. È da aggiungere che, al di là dell’adozione di tecnologie avanzate, il progetto porta con sé la possibilità di modificare in futuro gli apparati dell’impianto in modo da «avere la flessibilità di produrre anche “Saf” (Sustainable Aviation Fuel), un carburante sostenibile per l’aviazione che rappresenta una delle principali direttrici di decarbonizzazione del trasporto aereo». È un elemento che dà «flessibilità all’investimento e ne rafforza la coerenza con le priorità ambientali dell’Unione europea, ampliandone l’impatto potenziale», spiegano dalla sede di San Donato Milanese.

Da parte della multinazionale made in Italy si fa rilevare che siamo nell’alveo  della transizione energetica a livello nazionale e europeo: i biocarburanti “Hvo” e il “bio-fuel” per gli aerei  contribuiranno «in modo significativo alla decarbonizzazione del settore dei trasporti e alla riduzione delle emissioni di CO2». A ciò si aggiunga che consente «il raggiungimento degli obiettivi nazionali per la produzione di biocarburanti in purezza, che secondo la normativa vigente prevedono un incremento progressivo dell’utilizzo, da 300mila tonnellate annue nel 2023 fino a un milione di tonnellate entro il 2030».

I vertici di Eni e Bei alla firma dell’accordo sottoscritto presso la sede Eni a San Donato Milanese

Protagonisti di quest’intesa sono:

  • la Banca europea per gli investimenti (Bei), che è l’istituzione di finanziamento a lungo termine dell’Unione Europea, di proprietà dei suoi Stati membri. Ha il compito di finanziare «investimenti che contribuiscono agli obiettivi politici dell’Unione Europea. È da segnalare che «negli ultimi cinque anni il gruppo Bei ha erogato finanziamenti a favore di progetti in Italia per più di 58 miliardi di euro». Dal quartier generale dell’istituzione bancaria si mette in rilievo che «tutti i progetti finanziati dal gruppo Bei sono in linea con l’ “Accordo di Parigi” sul clima» e che non vengono finanziati «investimenti in combustibili fossili». Il traguardo che la Bei si è data è un trilione di euro in investimenti per la sostenibilità climatica e ambientale nel decennio fino al 2030, «come promesso nella nostra “Climate Bank Roadmap”».
  • Eni, presente in 64 Paesi con oltre 32mila dipendenti, si autodefinisce «global energy tech company»: era nata come compagnia petrolifera, oggi rivendica di essersi «trasformata in una società integrata dell’energia,: ricopre un ruolo di primo piano nel garantire la sicurezza energetica e gioca un ruolo centrale nella transizione energetica». Obiettivo: raggiungere la neutralità carbonica «entro il 2050», attraverso «la decarbonizzazione dei propri processi e dei prodotti che vende ai propri clienti». Fra gli investimenti in ricerca e sviluppo di «tecnologie in grado di accelerare la transizione verso un’energia sempre più sostenibile», la multinazionale italiana mette l’accento su «fonti rinnovabili, biocarburanti, cattura e stoccaggio della CO2» fino a estendersi a «tecnologie “game-changer” come l’energia da fusione».

Non è un segreto che a più riprese una parte del mondo ambientalista e alcuni comitati locali abbiano protestato per l’impatto ambientale di un complesso industriale che si estende su un milione e mezzo di metri quadri. Resta il fatto che negli ultimi 10-15 anni si è corso più volte il rischio che la raffineria livornese perdesse un ruolo all’interno delle strategie di Eni e, uscendo dal radar degli investimenti per l’ammodernamento di produzioni e impianti, si ritrovasse a diventare un catafalco in sostanziale semi-abbandono con tutti gli svantaggi ambientali, e perdipiù scarsa produzione di buste paga e limitate speranze concrete di una bonifica futura. Se la vecchia raffineria Eni (rimasta per molti livornesi inchiodata alla storica denominazione del dopoguerra: “Stanic”) fosse uscita di scena, si sarebbe ancor più ridotta la già limitata rilevanza dell’industria (attorno al 16% del Pil) nell’economia della Livorno ex industriale novecentesca: non si dimentichino fin da prima dell’inizio dello scorso decennio i tentativi di sbarazzarsi in qualche modo dello stabilimento livornese.

Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Bei, sottolinea: «Il finanziamento della Bei rappresenta una leva fondamentale per realizzare un progetto ad alto valore ambientale, tecnologico e strategico, contribuendo a promuovere la decarbonizzazione del settore dei trasporti». A suo giudizio, è questo un esempio concreto di come «l’innovazione industriale possa accelerare il percorso verso la neutralità climatica, generando al contempo valore sostenibile per i territori».

Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, sottolinea: «L’accordo con la Bei conferma la concretezza e la qualità dell’impegno di Eni nella transizione verso un’energia sempre più decarbonizzata e sottolinea la validità del nostro approccio volto a investire e utilizzare tutte le iniziative e tecnologie disponibili ed efficaci nell’abbattimento delle emissioni».

 

Pubblicato il
24 Luglio 2025

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