Il robot sub e l’arte della manutenzione delle infrastrutture portuali
Approccio-novità al debutto nel porto di Trieste per la riqualificazione del Molo VII

Il robot subacqueo RoboGo utilizzato per l’importante intervento di riqualificazione al Molo VII del porto di Trieste
TRIESTE. Largo otto metri e alto 32: anzi, a dire la verità questa dimensione è più in lunghezza che in altezza. È grande quanto il “colosso di Rodi” il maxi-robot subacqueo a controllo remoto che ha comportato più di 20 milioni di euro di investimento: il suo nome è RoboGo ed è stato portato al debutto a Trieste utilizzandolo in prima assoluta.
È in ballo la riqualificazione del Molo VII all’interno dello scalo triestino: un’opera di rilevanza nazionale che vede come capofila la società friulana Icop spa società benefit, con la regia della parte marittima affidata alla sua partecipata Impresa Taverna srl. Sotto i riflettori un progetto di grande portata: 611mila metri quadrati di superfici da sottoporre a manutenzione, 3.600 piastre prefabbricate da ispezionare e trattare, due anni di lavori continuativi e un investimento complessivo di 82 milioni di euro (finanziati attraverso il Fondo Complementare al Pnrr).
Il maxi-robot riesce a «muoversi sotto le banchine e lavorare in completa autonomia», come spiegato nella presentazione di questa nuova tecnologia: prende il posto di operatori, subacquei e non, in operazioni delicate come la manutenzione delle strutture portuali. Non è un segreto l’ambizione di farne un format pronto per essere «replicabile nei principali scali marittimi internazionali», dice l’azienda. Basti pensare che questo progetto è per il gruppo Icop un rilevante impegno finanziario nell’ordine dei 20 milioni di euro: «Questo significativo investimento – sottolinea Vittorio Petrucco, presidente di Icop – non guarda solo al cantiere del Molo VII, ma apre la strada ad una nuova generazione di tecnologie al servizio dei porti italiani e internazionali».
Al centro di tutto – viene spiegato dai tecnici di Impresa Taverna e gruppo Icop – c’è l’unità robotica che è stata messa a punto per avere la capacità di «muoversi con precisione sotto le banchine, all’interno del reticolo di pali portanti». RoboGo può contare su: 1) bracci oleodinamici intelligenti; 2) telecamere ad alta risoluzione; 3) sensori avanzati; 4) un sofisticato sistema di intelligenza artificiale. Tutto questo rende il robot in grado di compiere in autonomia operazioni complesse: ad esempio, l’idropulizia e l’impermeabilizzazione, l’idro-scarifica e il ripristino strutturale del calcestruzzo. E senza aver bisogno della presenza di operatori subacquei e offrendo la garanzia di fare le operazioni con la massima sicurezza.
Come? Grazie al fatto che, come viene sottolineato, ogni passaggio è «supervisionato in tempo reale da una sala controllo a bordo di un pontone galleggiante in collegamento con all’unità robotica». Con un vantaggio non da poco per gli operatori portuali: nessuna interferenza con i terminal sulle banchine in superficie, che così restano «pienamente operativi, riducendo tempi, costi e impatto ambientale degli interventi», dice l’azienda tech.
Il sistema RoboGo si avvale di una «intelligenza artificiale di autoapprendimento, capace di mappare in dettaglio le superfici, rilevare anomalie, pianificare e gestire autonomamente gli interventi», viene fatto rilevare illustrando in dettaglio l’operatività dell’apparato. I bracci oleodinamici sono «controllati da “encoder” subacquei», in tale maniera il robot è capace di «adattare in tempo reale i suoi movimenti alla conformazione delle strutture». Facendo attenzione alla sostenibilità ambientale, l’acqua utilizzata e i residui di lavorazione «vengono raccolti direttamente a bordo e trattati sul pontone di controllo, evitando dispersioni in mare».

Un dettaglio di RoboGo: il braccio robotico
Icop e Impresa Taverna sono marchi storici. La famiglia Taverna con Domenico aveva fondato la società nel 1890 e ne aveva fatto uno storico operatore nel mondo delle costruzioni friulane, in particolare nel settore dei lavori marittimi: nel 2009, in accordo con l’ultimo esponente operativo della dynasty, «nell’ottica di dare nuova energia» all’azienda, è stata acquisita da Icop che ne ha in mano il 95% delle quote.
A sua volta, Icop – sede a Basiliano (Udine) e 760 addetti nel mondo – è una realtà fondata oltre un secolo fa, nel 1920, dalla famiglia Petrucco fino a assumere l’identikit di una società di ingegneria del sottosuolo attiva in ambito nazionale ed internazionale nei settori delle fondazioni speciali, del microtunneling e delle opere marittime. È la prima società benefit nel settore e, oltre a lavorare negli Stati Uniti tramite la controllata Agh, opera direttamente nei principali mercati europei in «progetti a elevato contenuto ingegneristico legati allo sviluppo di infrastrutture critiche (metropolitane di Parigi, Copenaghen, etc.) e nel rafforzamento delle reti di trasporto energetico e idrico (gasdotti, acquedotti)».

Il pontone utilizzato per far entrare in azione RoboGo a Trieste
«Con RoboGo uniamo sicurezza, rispetto dell’ambiente, precisione e rapidità di esecuzione attraverso l’innovazione: un vero cambiamento di paradigma nella manutenzione portuale», dice Luca Zambarbieri, amministratore delegato di Impresa Taverna e responsabile del progetto. «Questo sistema automatizzato può lavorare senza interrompere le attività di superficie, mantenendo operative le banchine e migliorando sicurezza ed efficienza, con benefici concreti per un porto strategico come quello di Trieste».
«L’integrazione sinergica tra sistemi di automazione, algoritmi di intelligenza artificiale e interfacce di controllo remoto consente a RoboGo di operare in condizioni critiche, garantendo elevati standard di sicurezza anche in ambienti complessi o di difficile accesso», afferma Yurij Bean (Nuvisa), responsabile della progettazione e realizzazione del sistema. «La piattaforma è dotata di capacità di “machine learning” che le permettono di adattarsi dinamicamente agli scenari operativi, ottimizzando progressivamente le performance attraverso l’elaborazione dei dati acquisiti in campo».
«Accogliamo con grande favore questa iniziativa di Impresa Taverna e l’introduzione di attrezzature che consentiranno di eseguire i lavori da noi commissionati in maniera efficace, veloce e soprattutto sicura»: queste le parole del commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, Antonio Gurrieri, che si dice soddisfatto perché rileva che l’indirizzo progettuale e tecnico definito dall’istituzione portuale in fase di gara è stato «brillantemente colto e sviluppato da Taverna, in un percorso di collaborazione che darà i suoi frutti non solo a Trieste ma anche in altri porti che presentano problematiche simili». Aggiungendo poi: «È stata proprio l’Autorità a promuovere l’adozione di soluzioni tecnologiche evolute per garantire la massima sicurezza operativa in un contesto complesso: RoboGo rappresenta una risposta concreta a questa esigenza».
«Oggi più che mai è chiaro che il futuro dei nostri porti passa attraverso il rinnovamento tecnologico», è la sottolineatura del vceministro Edoardo Rixi: «Non possiamo pensare a infrastrutture moderne se non investiamo anche in strumenti e soluzioni capaci di renderle più sicure, efficienti e sostenibili. La digitalizzazione, l’intelligenza artificiale, la robotica applicata alle attività marittime non sono più una prospettiva lontana: sono realtà concrete che stanno già trasformando il nostro modo di lavorare. È nostra responsabilità, come istituzioni, creare le condizioni perché queste innovazioni trovino spazio, crescano e diventino nuovi standard operativi. L’Italia ha tutte le competenze per essere protagonista in questa transizione, ma dobbiamo continuare a crederci e a investire».