Merci pericolose, la Fai chiede una moratoria sulle nuove regole
Caponi: quasi impossibile trasportarle, così si rischia la paralisi

Carlotta Caponi, segretario generale FAI
ROMA. Le nuove norme rischiano di bloccare «l’intera filiera logistica e manifatturiera collegata alla lavorazione di leghe contenenti piombo come l’ottone (billette, pani d’ottone, torniture, bave, cascami, ecc.): interi comparti produttivi, in particolare in regioni ad alta concentrazione industriale come Lombardia e Veneto, rischiano di trovarsi impossibilitati a movimentare regolarmente merci fondamentali». È la segretaria generale Carlotta Caponi ad alzare la voce a nome della Federazione Autotrasportatori Italiani (Fai) per far sentire la «forte preoccupazione» della categoria relativamente agli effetti delle nuove norme «in materia di classificazione, etichettatura e trasporto delle merci contenenti piombo e suoi derivati, introdotte dal regolamento delegato Ue 2024/197.
Questa sigla dell’autotrasporto ricorda che dal 1° settembre prossimo «le miscele solide contenenti piombo oltre determinati quantitativi saranno classificate come “Un 3077 materia pericolosa per l’ambiente, solida, Nas”, dunque soggette alla normativa “Adr” sul trasporto di merci pericolose». È un cambiamento che, viene fatto rilevare, «impatterà duramente sulle imprese di autotrasporto che movimentano leghe metalliche, componentistica in ottone, tubature, bulloneria e altri materiali attualmente di largo utilizzo industriale».
È vero che il problema «principalmente sarà per i produttori» («sappiamo che il mondo industriale sta cercando, con l’intervento del ministero, di far modificare la norma dimostrando tramite prove di laboratorio l’esclusione all’ecotossicità del materiale lavorato»). Ma non solo per i produttori: anche l’autotrasporto sarà investito direttamente in quanto «molti trasporti, alla luce della nuova direttiva europea, entreranno nel regime Adr».
La Fai indica così gli effetti delle nuove regole che, a suo giudizio, «comportano obblighi onerosi per le aziende di trasporto, tra cui:
- nomina del consulente Adr aziendale;
- adeguamento dei veicoli con dotazioni e dispositivi conformi all’Adr (estintori, pannelli di pericolo, borsa Adr, ecc.);
- formazione obbligatoria dei conducenti con conseguimento del certificato di formazione professionale (Cfp patentino Adr), tramite corso e successivo esame presso la Motorizzazione Civile;
- predisposizione di istruzioni scritte per la sicurezza durante il trasporto;
- adeguamento tecnico dei mezzi con cassoni scarrabili certificati e compartimenti a tenuta stagna.
Caponi annuncia di aver chiesto al ministero delle infrastrutture e dei trasporti di «attivarsi con urgenza presso gli organismi competenti per una moratoria, al fine di consentire al settore di adeguarsi senza subire ulteriori danni economici irreversibili».
Secondo la Fai c’è il pericolo che la portata di queste novità paralizzi «un intero comparto economico, già oggi alle prese con difficoltà strutturali, come la carenza di autisti e l’aumento dei costi di esercizio»: l’introduzione di nuovi obblighi formativi e logistici «in tempi così stretti» non consente di avere «margini di preparazione adeguata». Non è tutto: la Federazione mette in evidenza che «non tutti i Paesi dell’Unione europea sembrano intenzionati ad applicare la norma con lo stesso rigore», e questo alimenterebbe «una situazione di concorrenza sleale e disomogeneità nell’applicazione del regolamento a livello europeo».
È solo con «una gestione pragmatica e flessibile da parte delle istituzioni sia a livello nazionale sia europeo» che, per la Fai, si può «tutelare la continuità dei trasporti, la sicurezza della circolazione e la tenuta complessiva del sistema produttivo italiano». Nel frattempo, l’organizzazione degli autotrasportatori offre «la propria totale disponibilità a collaborare con il ministero e con le autorità competenti per individuare soluzioni rapide e concrete a tutela degli operatori del settore, delle imprese e dell’economia nazionale».