La scienza com’era: alla riscoperta delle collezioni di strumenti storici
Progetto della Regione Toscana insieme all’Università di Pisa
PISA. In alcune sedi dell’università di Pisa è presente un patrimonio di collezioni scientifiche storiche: per evitare il rischio che rimanga a prender polvere e sostanzialmente inutile o inutilizzato, ecco che la Regione Toscana ha finanziato un progetto denominato “Va3SCoDi”, avviato «a partire dalla collezione di strumenti storici scientifici presso il Dipartimento di chimica e chimica industriale (non ancora catalogata)».
Ne dà notizia l’ateneo pisano segnalando che la prima fase dell’attività – che vede in prima linea la professoressa Valentina Domenici, responsabile del progetto, insieme al professor Gaetano Angelici e al borsista di ricerca Luca Rocca – prevede la catalogazione di «tutti gli strumenti storici scientifici, i documenti e i reagentari di valore storico presenti nel Dipartimento di chimica e chimica industriale, attingendo al patrimonio archivistico dell’Università di Pisa e altri archivi storici».
Al centro del progetto c’è l’esigenza di rendere fruibile e accessibile a tutti il bagaglio culturale, storico e scientifico che questi strumenti storici portano in dote: magari anche «attraverso la creazione di materiale multimediale che sarà raccolto su un sito dedicato».
Il progetto coinvolge anche altre realtà museali e collezioni scientifiche toscane: non è affatto casuale ogni riferimento al Museo Galilei di Firenze, al Museo degli strumenti di Fisica dell’Università di Pisa con la Fondazione Galileo Galilei e al Museo di Storia Naturale di Rosignano Marittimo, il MuSNa.
L’università di Pisa tiene a ribadire che una parte di questo materiale ha «un alto contenuto culturale, storico e scientifico» e riguarda vari «campi della chimica, dall’elettrochimica alla chimica fisica dei materiali». In particolare, stiamo parlando di molti strumenti e oggetti presenti nella collezione che «riguardano la spettroscopia e coprono un periodo che va dalla prima metà dell’Ottocento ad oggi». Proprio la spettroscopia (ovvero lo studio della materia attraverso la sua interazione con la luce) – viene fatto rilevare – è legata ad «alcune figure di scienziati, chimici e fisici, che hanno segnato la storia della scienza pisana, come Raffaello Nasini, considerato uno dei padri della chimica fisica in Italia».
Un secondo round del progetto avrà sotto i riflettori un lavoro di equipe per sviluppare – viene puntualizzato – «percorsi didattici e divulgativi che leghino insieme le strumentazioni ospitate nei musei partner del progetto per valorizzarne la storia, l’evoluzione tecnico-scientifica, l’impatto culturale e il ruolo educativo». Con un traguardo: presentare i risultati di tutto questo lavoro nel corso di eventi ed iniziative che coinvolgeranno le scuole, con l’intenzione di provare ad «avvicinare anche gli studenti alla scienza attraverso un approccio storico e narrativo».