Progetto-novità per far volare i satelliti su orbite molto più basse
Al Sant’Anna occhi puntati su un propulsore che sfrutta microonde

Tommaso Andreussi, professore dell’Istituto di Intelligenza Meccanica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa
PISA. Cosa significhi per un Paese esser scalzo e nudo nella disponibilità operativa di satelliti high tech l’abbiamo scoperto il giorno in cui l’Italia sembrava pressoché obbligata a servirsi di quanto, come impresa privata, offriva Elon Musk con il suo sistema Starlink. Eppure in realtà non siamo all’anno zero e neanche possiamo dire di non avere “cervelli” in grado di far progredire queste tecnologie. Anzi, al contrario: semmai occorre aver più fiducia e puntarci davvero.
Per dirne una: il progetto “Bridge” – questo l’argomentare della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – può aprire la strada a «una nuova generazione di missioni satellitari a basso costo e impatto ambientale, estendendo in modo significativo le possibilità di utilizzo delle orbite terrestri più basse, oggi ancora poco esplorate».
A coordinare gli sforzi del progetto “Bridge” è Tommaso Andreussi, professore ordinario presso l’Istituto di Intelligenza Meccanica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Obiettivo: dimostrare «la fattibilità di un nuovo tipo di propulsore spaziale» che sia in grado di far volare i satelliti in orbite molto basse, «al di sotto dei 400 km di altitudine, sfruttando direttamente l’atmosfera terrestre e l’energia solare».
In questo progetto della durata di 18 mesi tutto ha come base lo sviluppo di «un propulsore che sfrutta microonde e una configurazione magnetica innovativa per facilitare la ionizzazione dell’atmosfera, che alle altitudini considerate è estremamente rarefatta». In virtù dell’interazione fra il plasma così generato e campi elettrostatici – viene illustrato – si tenterà di «generare una spinta sufficiente a contrastare la resistenza atmosferica e mantenere il satellite in orbita per tempi molto lunghi».
La progettazione – è questo un altro passaggio – sarà «accompagnata da avanzate simulazioni atmosferiche e di dinamica del plasma, già sviluppate durante il progetto Breathe. A ciò si aggiunga che la campagna sperimentale «potrà contare sul simulatore spaziale dell’Istituto di Intelligenza Meccanica, uno dei pochi in Europa progettati appositamente per testare propulsori al plasma air-breathing».
Il professor Andreussi spiega che si potrà studiare «una configurazione di propulsore mai testata in precedenza: è un risultato positivo che potrebbe farci fare un grande passo avanti nel realizzare il volo satellitare a orbita molto bassa». Con una conseguenza: renderebbe l’utilizzo dello spazio «più sostenibile e accessibile a tutti».
L’idea al centro di “Bridge” nasce come «evoluzione dei risultati ottenuti dal progetto di ricerca “Erc Breathe” e si basa sulla collaborazione tra il gruppo di Tecnologie per lo Spazio dell’Istituto di Intelligenza Meccanica e la spin-off Celeste srl.